In occasione della visita della delegazione guidata dal Presidente della Repubblica Mattarella in Cina dal 21 al 26 febbraio, Il Presidente cinese Xi Jinping ha invitato l’Italia a partecipare al vertice del 14-15 maggio su “Una Cintura e una Via: Cooperazione per la Prosperità Comune”, a Pechino. Mattarella ha risposto esprimendo “massimo interesse nell’Iniziativa One Belt One Road”, ma sembra che l’Italia voglia fare le nozze con i fichi secchi.

Prendendo la parola al termine del Forum Cina-Italia, Xi ha affermato che l’Italia “offre vantaggi incomparabili come porta tra Est e Ovest”, a causa della sua posizione geografica e del ruolo politico in Europa. “C’è uno spirito pionieristico nei nostri due Paesi”, ha detto Xi, citando il missionario Prospero Intorcetta, il primo europeo a tradurre Confucio e originario della Sicilia come Mattarella. Intorcetta è sepolto a Hangzhou.

Nel suo discorso, Mattarella ha dichiarato che “L’Italia può presentare esperienze e conoscenze in settori di grande interesse per la Cina, quali la sicurezza alimentare, la salute, le tecnologie ambientali, l’urbanizzazione sostenibile, la logistica e i trasporti, l’aerospazio”.

Sono stati firmati accordi per cinque miliardi di dollari, i più interessanti dei quali sono certamente la partecipazione italiana al programma spaziale cinese, e in particolare agli esperimenti sulla permanenza a lungo nello spazio, nella stazione orbitante cinese a partire dal 2022.

L’entità degli accordi, esigua se si considerano le dimensioni economiche dei due Paesi, mostra che l’Italia non è pronta a entrare nel “paradigma” della One Belt One Road. Infatti, Mattarella ha enfatizzato l’opportunità strategica per il “sistema italiano di porti e logistica” di completare “l’ultimo prezioso tratto della ‘Nuova Via della Seta’ fino al cuore dell’Europa”, ma si è riferito ai porti di Genova e Venezia. Il Mezzogiorno, con il porto di Gioia Tauro (nella foto), è completamente trascurato. Eppure, Gioia Tauro, assieme ai porti dell’Italia meridionale e della Sicilia, rappresenta il vero vantaggio geografico per le navi provenienti da Suez. Per sfruttarlo, tuttavia, sono richiesti ingenti investimenti di capitale nella modernizzazione dei porti e dei collegamenti ferroviarii e stradali Sud-Nord, compreso il Ponte sullo Stretto di Messina. Questo sarebbe l’approccio che renderebbe il sistema italiano competitivo con il Pireo, e rilancerebbe la crescita economica reale.

Sotto il regime dell’Unione Europea è impossibile finanziare grandi infrastrutture, e quando ci si rivolge a fonti esterne, come la stessa Cina che sarebbe pronta a farlo, l’UE si muove per bloccarlo, come nel caso dell’Ungheria.