L’infomercial camuffato da Convention democratica doveva riassicurare gli americani che la nazione sarà in mani migliori se verrà eletto Joe Biden (foto), ma ha dimostrato che i capi del partito non hanno imparato niente dal fiasco di Hillary Clinton quattro anni fa. Parafrasando la Fattoria degli Animali di George Orwell, la strategia adottata è quella di ripetere “Biden buono, Trump cattivo”. Essi sembrano operare sul presupposto che gli elettori, stanchi di Trump, siano colti da nostalgia per i bei tempi di Obama-Biden, ignorando che da allora c’è stata una rivolta degli elettori in tutto il mondo che ha rovesciato partiti e governi dell’establishment.
La crociata non-stop contro Trump non ha lasciato spazio alla formulazione di un’alternativa programmatica aldilà del ritornello di sostegno ai disordini lanciati da Antifa e Black Lives Matter nelle città americane, per dimostrare che i democratici si “preoccupano” di porre fine alle ingiustizie razziali. Trump è stato accusato di promuovere il razzismo e l’intolleranza e di incompetenza nell’affrontare la pandemia. Su quest’ultimo punto ha ribattuto Obama, che ha attribuito a Trump la morte di 170 mila vittime di Covid, accusandolo assieme alla moglie Michelle di “mancanza di empatia” di fronte alle sofferenze causate dalla sua politica.
Strano che, tra tutti i media che hanno coperto la manifestazione, nessuno si sia chiesto se le sedute di pianificazione degli attacchi con i droni a cui Obama partecipava ogni martedì assieme al direttore della Cia John Brennan, che hanno causato la morte di numerosi civili nelle guerre nel Sud-Ovest asiatico, fossero un esempio di “empatia”. O se lo fosse lo smantellamento della sanità pubblica, con tagli e privatizzazioni, accelerato da Obamacare (che, tra l’altro, è responsabile dello stato di impreparazione alla pandemia); o se la candidata alla vicepresidenza Kamala Harris esibisse le stesse qualità quando, da ministro della Giustizia della California, respingeva la riduzione della pena per condannati non violenti perché, sosteneva, lo stato aveva bisogno di lavoro a buon mercato (cioè dei carcerati) per spegnere gli incendi boschivi.