Il 28 aprile il presidente dello Schiller Institute internazionale, Helga Zepp-LaRouche, ha diffuso una dichiarazione sulla strage verificatasi nel Ginnasio Gutenberg di Erfurt, commentando come “in questa società c’è qualcosa di fondamentalmente errato”. Ha notato come la polizia abbia trovato a casa del giovane killer videogames per addestrarsi ad uccidere e film pieni di orrore e violenza: “Questo mostra quale sia il problema: da una parte lo stato morale in cui versa generalmente la nostra società, dall’altra l’accettazione supina della violenza nell’informazione e nei passatempi”.

La signora Zepp-LaRouche ricorda che il 20 febbraio 2000, parlando ad una conferenza a Washington, affrontò il tema della “nuova violenza”, “sottolineando il collegamento inequivocabile tra la violenza nei media — in particolare i videogame della Nintendo — e la violenza criminale in aumento tra i giovanissimi … Allora lanciai un appello per una campagna internazionale contro questo materiale violento. Ora torno a ribadire l’appello” (si veda il bollettino d’informazione del Movimento Solidarietà del giugno 2000 pag. 16).

La signora LaRouche ha fatto notare come i videogiochi e i film in cui si insegna ad uccidere siano stati inizialmente sviluppati per gli addestramenti delle reclute nell’esercito USA. “In quei corsi d’addestramento i marines americani usavano una versione di ‘Doom’, proprio il game usato per addestrarsi da Michael Carneal, che nel 1997 uccise tre bambine a Paducah, nel Kentuky, colpendole con precisione alla testa”.

“Dopo decenni di prodotti violenti di Hollywood e di giochi interattivi da killer non dovremmo essere sorpresi se le statistiche ci dicono che in Germania ci sono 175 mila giovani ‘predisposti alla violenza’ … Una società che consente una cosa del genere non dovrebbe poi sorprendersi delle conseguenze. Il massacro di Erfurt è soltanto lo scoppio di qualcosa che è stato covato e alimentato da tanto tempo”.
Helga Zepp-LaRouche ha spiegato che la situazione in cui versano oggi i giovani e la società nel suo complesso è la conseguenza della distruzione del sistema scolastico iniziata negli anni Settanta. Prima c’era un sistema che si rifaceva alle riforme di Humboldt, mirante a sintetizzare e distillare il meglio di 2500 anni di storia europea. Le conseguenze delle varie “riforme” dovrebbero essere evidenti nei risultati sconcertanti esposti dallo studio PISA (Program for International Student Assessment) completato nel 2000: un quarto dei quindicenni rientrano in un “gruppo a rischio”, la cui preparazione in matematica è insufficiente per svolgere qualsiasi attività lavorativa; il 42% di essi non ha mai letto un libro per divertimento, ecc. Questo significa che i giovanissimi non hanno la più pallida idea della grande tradizione dei classici tedeschi.

“Il sistema educativo di Humboldt non puntava tanto agli aspetti nozionistici quanto alla formazione del carattere dei giovani. Adesso che questo obiettivo è stato ignorato per così tanto tempo e che le scuole non offrono una istruzione classica, dove vanno i ragazzi a cercare i valori personali in una società che è ossessionata dalla ricerca del ‘piacere’, dove la popolazione adulta è in preda all’egoismo e al darwinismo sociale?

“La crisi tedesca non può essere superata senza cercare di fare ritorno al più presto ai valori dell’umanesimo classico. Occorrono programmi scolastici che si rifanno all’idea di Humboldt di un individuo perfettibile, miranti a promuovere lo sviluppo di tutte le doti dello studente, educando al tempo stesso a diventare un cittadino realmente capace di promuovere il bene comune”.




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