Nel suo primo discorso al Bundestag come ministro dell’industria e del clima della Germania, il Verde Robert Habeck (foto) ha puntato tutto sulla transizione energetica. In vista dell’aumento dei prezzi dell’energia, ha detto, la Germania deve diventare meno dipendente dalle importazioni di materie prime, e per raggiungere questo obiettivo, le energie rinnovabili (eolica e solare) dovrebbero essere incrementate molto più velocemente del previsto. Habeck ha attribuito l’impennata dei prezzi ad una “fame mondiale di energie fossili come gas, petrolio e carbone”, mentre in realtà sono gli speculatori che fanno salire i prezzi sui mercati liberi dell’energia, dove sfruttano l’assenza di sufficienti contratti a lungo termine a prezzi fissi e calcolabili, per esempio per il gas dalla Russia. Per dare un po’ di sollievo ai consumatori, Habeck ha promesso di abolire dal 2023 la sovrattassa EEG, che è la tassa pagata per finanziare le rinnovabili.
In altre parole, il suo messaggio alla popolazione è che il governo non interverrà contro la speculazione sui prezzi dell’energia, né li compenserà nelle prossime settimane invernali quando le bollette del riscaldamento saliranno alle stelle. In realtà, i Verdi vedono di buon occhio prezzi elevati per i combustibili fossili che, in qualche modo, credono che costringeranno gli utenti a passare più in fretta alle rinnovabili – anche se la transizione dovrebbe costare ai contribuenti circa 500 miliardi di euro. E la promessa di Habeck di rendere la Germania uno dei principali esportatori di tecnologie solari ed eoliche è molto dubbia.
Il giornalista populista di destra Jan Fleischhauer, che ha un grande seguito, ha prontamente messo alla berlina la strategia di Habeck, notando che “nessun’altra economia sviluppata nel mondo osa staccarsi da tutte le fonti di energia affidabili”. Ma coi cambiamenti climatici, molti Paesi “sono giunti alla conclusione che va riconsiderato l’uso del nucleare. In Finlandia, persino i Verdi sono a favore”. Inoltre, ha avvertito, il “grande blackout è più vicino di quanto molti pensino… l’ultima volta che c’è stato un blackout per giorni interi è stato durante la guerra”.
Un altro avvertimento sul rischio di un blackout europeo è venuto dall’Italia, dalla relazione del Copasir presentata il 13 gennaio. “L’impennata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale espone l’Europa al rischio di blackout energetici. Il timore è che, in un sistema di approvvigionamento energetico estremamente interconnesso come quello europeo, lo spegnimento di una singola centrale – ad esempio per mancanza di carburante – possa generare una reazione a catena in vari Stati membri. Il timore di un possibile blackout si starebbe diffondendo in tutta Europa. A partire dall’Austria, dove la ministra della Difesa Klaudia Tanner ha paventato il rischio di un possibile ‘grande blackout’, sino alla Spagna dove i consumatori iberici, nonostante le rassicurazioni delle Istituzioni nazionali, hanno dato il via ad acquisti compulsivi di bombole di butano, fornelli da campeggio, torce e batterie, esaurendo le scorte disponibili. In tale contesto, poi, la nota chiusura di 2 reattori di EDF (il parco elettronucleare francese è costituito da 56 reattori a fissione nucleare di uranio, tutti gestiti dalla società citata) ha provocato un aumento record dei prezzi europei dell’energia elettrica, in considerazione del previsto calo delle temperature e, soprattutto, del fatto che i reattori in questione costituiscono il 10% della capacità nucleare francese, che esporta la propria elettricità in tutti i Paesi limitrofi (Italia compresa).”