Editoriale di Liliana Gorini, Presidente di MoviSol

La vittoria schiacciante del NO al referendum greco è una vittoria storica per il mondo intero. La culla della democrazia, il paese che ha dato i natali a Socrate e Platone, come diceva una signora di Atene intervistata al Tg1, è stata capace, sola contro tutti, di sconfiggere gli odiosi ricatti della Troika. A nulla sono servite le menzogne dei media, e soprattutto del Financial Times, la voce della City di Londra, che prospettavano scenari apocalittici se avesse vinto il no, giustamente definiti “terrorismo” da Varoufakis. Intervistato questa sera da La7 il ministro delle Finanze ellenico ha citato nuovamente Roosevelt (“l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa”). Come ha dichiarato Tsipras alla manifestazione per il “no” a piazza Syntagma, la più grande in cinque anni, e la prima a favore del governo: “Oggi non stiamo protestando, oggi non stiamo manifestando, oggi stiamo celebrando. Celebriamo la democrazia. La democrazia è da celebrare perché è fonte di gioia; la democrazia è una liberazione ed una soluzione. Oggi celebriamo la vittoria della democrazia. Qualunque cosa accada lunedì, abbiamo già vinto. La Grecia ha mandato un messaggio di dignità, un messaggio di orgoglio. Oggi celebriamo il nostro coraggio e la nostra determinazione nel prendere il nostro destino nelle nostre mani, dando al popolo greco l’opportunità di esprimere la propria volontà. Oggi celebriamo e cantiamo. Celebriamo e cantiamo per superare la paura ed i ricatti” (vedi discorso Tsipras).

Angela Merkel, che contava sulla paura e su una vittoria del “sì”, ed ha rimandato il negoziato con la Grecia a dopo il referendum, ora si trova di fronte un interlocutore molto più forte di prima, e che ha le idee molto chiare. Il mandato popolare del referendum consente al governo Tsipras di ripudiare il debito puramente speculativo e impagabile di cui gli viene chiesto il pagamento. Varoufakis ha già chiesto una riduzione del debito del 30% e una moratoria di 2 anni. La commissione appositamente istituita dal Parlamento ellenico per eseguire un’audit sul debito ha stabilito ciò che MoviSol e LaRouche ripetono da anni: che si tratta di un debito illegittimo. La popolazione greca ne è consapevole, sa che gli “aiuti” della Troika alla Grecia non andavano alla Grecia (o solo il 3% andava alla Grecia) ma alle banche tedesche e francesi che avevano speculato sui titoli di stato, e che le misure di austerità draconiana pretese dalla Troika negli ultimi cinque anni non hanno fatto che peggiorare la situazione, come ha dovuto ammettere lo stesso Fondo Monetario Internazionale.

Tsipras e Varoufakis hanno rischiato molto con questo referendum, ma non avevano scelta: era in preparazione un vero e proprio golpe della Troika per rimettere al potere Samaras. Juncker, il cui rispetto per la democrazia è dimostrato dalla sua affermazione “se vince il No, la posizione della Grecia sarà più debole”, aveva già incontrato Samaras, pronto ad accettare l’ennesimo memorandum di austerità. In un articolo del 3 luglio, Jeremy Warner, vicedirettore del quotidiano britannico Daily Telegraph ha ammesso spudoratamente che la Troika voleva il golpe in Grecia: “Non ci saranno altri bailout fino a che resteranno al potere in Grecia i buffoni che passano per un governo. Molti sostenitori di Syriza credono che l’odiata Troika stia cercando di rovesciare un governo legittimamente eletto. Scioccante, ed anche vero. È esattamente di questo che si tratta, ma perché dovrebbe essere una sorpresa? I creditori internazionali hanno bisogno di un governo con cui trattare, non di un mucchio di fantasisti”.

Il referendum ha sventato questi piani, ed ha ribaltato la situazione, dando un esempio che potrà essere seguito anche dalla Spagna (dove Podemos raccoglie sempre più consensi in vista delle elezioni in novembre), dal Portogallo e perfino dal nostro paese, perché la vittoria di Tsipras avrà conseguenze anche per Renzi, che ha assunto nei confronti della Grecia un atteggiamento ancor più odioso della Merkel, pur di fare il “primo della classe”, mentendo spudoratamente e sostenendo che il referendum fosse un “derby tra Euro e Dracma” mentre era sul piano di austerità di Juncker.

Per parafrasare il poeta Schiller, un grande momento storico ha trovato piccoli uomini. Ne sono una dimostrazione le affermazioni dei politici invitati questa sera alla maratona di Mentana su La7, Borghi incluso e prima tra tutti la Bonafè del PD che si arrampicava sugli specchi, cercando di giustificare la codardia di Renzi, e continuando ad insistere sul “mantra” della Troika e sulle concessioni che la Grecia “dovrà fare”. Come se la causa della crisi non fosse Goldman Sachs che ha truccato i conti, o Deutsche Bank che nasconde la sua mostruosa esposizione in derivati, ma i poveri pensionati greci (che tra l’altro non vanno affatto in pensione a 55 anni, bensì a 67, quindi più tardi che da noi). Come se il voto non ci fosse stato, come se il popolo greco non avesse detto chiaramente “no” agli ultimatum di Juncker, Schaeuble e della Merkel. Lo stesso atteggiamento dimostrato dal vicecancelliere tedesco Gabriel, secondo cui “Tsipras ha bruciato i ponti con l’Europa”. O da Draghi, secondo cui “ci avviamo verso una terra sconosciuta”.

Come Amleto, questi patetici euro dittatori, e Renzi che funge da Gauleiter, preferiscono il male che conoscono al bene che ancora non conoscono, ma che col voto greco, finalmente, è davvero a portata di mano. A partire da una conferenza sul debito, come quella di Londra del 1953 che dimezzò il debito tedesco, fatto che la Merkel sembra aver dimenticato. Proseguendo col ripristino della legge Glass-Steagall, che finalmente toglierà ogni garanzia dello stato agli speculatori, liberando il mondo intero da un fardello che va ben oltre i 60 milioni di Euro per cui Juncker ha fatto fallire i negoziati con la Grecia, ed è ormai 15 volte il PIL mondiale, oppure la possibile adesione della Grecia alla Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS, che a differenza del Fondo Monetario Internazionale non impone condizioni.

Un bene per la Grecia, ma un bene anche per l’Italia, che a differenza dei greci ha accettato passivamente tutte le misure di austerità imposte dall’UE e dalla BCE, incluso il prelievo forzoso sui nostri conti correnti, approvato alla chetichella dalla Camera dei Deputati mentre nessuno guardava.

Quanto agli uccelli dal malaugurio che da domani ricominceranno a chiedersi come la Grecia intenda pagare il suo debito, come se niente fosse accaduto, l’economista americano LaRouche risponde: “Siamo realistici. I greci non pagheranno mai il loro debito illegittimo. Non hanno nessun motivo per pagarlo, e non possono pagarlo. E’ tutto il sistema finanziario transatlantico ad essere in bancarotta, non la Grecia”.