In questi giorni a Modena offriamo ai passanti una delizia: quella del ragionamento strategico.

La discussione parte dal recente invito dello statista americano Lyndon LaRouche affinché Trump e Putin si incontrino rapidamente per discutere degli errori commessi in Siria e dei mali consigli ricevuti dal Presidente americano, e – soprattutto – per proseguire il dialogo all’interno del quadro strategico della cooperazione con i BRICS e del paradigma di mutuo sviluppo incarnato nella proposta della Nuova Via della Seta formulata da Pechino.

Tra i passanti una giovane coppia di francesi in villeggiatura, che hanno conosciuto Jacques Cheminade seguendo il 4 aprile scorso il Grand Débat televisivo tra gli undici candidati alla Presidenza della Francia; un senegalese molto interessato alla distinzione storica e strategica tra Sistema Americano e Sistema Britannico e al ruolo attuale della Cina in Africa; un russo in compagnia del figliolo incuriosito dalle nostre mappe tematiche, che ha reagito con decisione alla domanda “Con Putin si fa la guerra o si dialoga?” e, infine, un italiano occupato in un servizio sociale modenese, colpito dalla profondità dei temi trattati nel contesto insolito della strada.

Questa mattina i cartelli sono stati offerti agli studenti della Facoltà di Ingegneria, alcuni dei quali si sono lasciati distogliere dalla concentrazione pre-esame dall’appello a ragionare assieme su come risolvere la crisi strategica ed economica e dall’indicazione della necessità del vertice russo-americano quale primo passo di deciso affrancamento dall’influsso britannico.

Nel primo pomeriggio i manifesti hanno addobbato un ingresso del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, stimolando numerose interviste, una delle quali è sfociata in approfondimenti sulla storia dell’Impero Britannico, sul ruolo di varie figure storiche filobritanniche negli Stati Uniti (Andrew Jackson, Martin Van Buren, Harry Truman, Henry Kissinger, Barack Obama, ecc.), sull’alternativa al libero scambio e perfino sul valore cognitivo dei paradossi che emergono non appena si siano prese le dovute distanze mentali dalle semplificazioni della storia e del presente imposte dalla propaganda del “partito della guerra” e dei media ad esso asserviti.