Il noto giornalista investigativo americano Seymour Hersh (nella foto) ha condotto un’inchiesta meticolosa sull’attacco con missili Cruise contro la base aerea siriana di Shayrat ordinato dal Presidente Trump il 6 aprile, come rappresaglia per il presunto attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun, che avrebbe ucciso oltre 70 persone e feritone oltre 550. Le forze jihadiste e i loro alleati in quella città sostennero che l’attacco chimico fosse stato ordinato dal Presidente Assad, accusa diffusa dai media internazionali e sulla base della quale Trump ordinò la rappresaglia.

Ma le conclusioni dell’inchiesta di Hersh, pubblicate in inglese e tedesco dal quotidiano Die Welt, sono che la “comunità di intelligence americana” ha trovato “nessuna prova che l’esercito siriano abbia usato armi chimiche” e ha presentato le sue prove alla Casa Bianca, che le avrebbe ignorate (vedi

https://www.welt.de/politik/ausland/article165905578/Trump-s-Red-Line.html).

Hersh riferisce che i russi avevano informato gli americani di un incontro ad alto livello di jihadisti in un particolare edificio di Khan Sheikhoun quello stesso giorno, e che stavano preparando con l’aviazione siriana un attacco per distruggere quel sito mentre era in corso l’incontro, utilizzando anche armi guidate. Gli americani coinvolti in questo sforzo di coordinamento hanno ridicolizzato l’idea che i russi potessero aiutare i siriani a lanciare armi chimiche su quella città. Se l’aereo avesse avuto un carico di sarin, le persone nella base aerea avrebbero indossato indumenti e maschere protettive.

Dopo l’attacco, un’équipe di Medici senza Frontiere dichiarò che le vittime nei vari ospedali di Khan Sheikhoun mostravano sintomi di esposizione a una vasta gamma di sostanze chimiche, incluse quelle usate nei pesticidi e nei fertilizzanti. Questo indicherebbe che i jihadisti avevano accumulato varie sostanze chimiche nel magazzino dell’edificio in cui si sono incontrati, cosa di cui non erano consapevoli i piloti che condussero l’attacco.

Seymour Hersh non è riuscito a far pubblicare la sua denuncia da alcuna redazione, fino a quando Die Welt non si è deciso a farlo. Nessuna pubblicazione americana e nemmeno la London Review of Books, che aveva pubblicato le sue due ultime denunce sulle guerre in Siria e in Iraq, ha osato toccarla. Questa volta, benché abbia finanziato il lavoro di Hersh e controllato i fatti dell’articolo, la Review ha deciso di non pubblicarlo “per via della preoccupazione che la rivista sia suscettibile di critiche per aver assunto il punto di vista del governo siriano e russo sul bombardamento del 4 aprile a Khan Sheikhoun”.

Anche se il 30 giugno l’OPCW, l’organizzazione per il bando delle armi chimiche, ha pubblicato un rapporto in cui sostiene che è stato usato l’agente chimico sarin nell’attacco, l’unica prova che ha è stata raccolta dopo il fatto ed esaminata in Turchia, ovvero lontano dalla scena dell’attacco. Inoltre le foto della scena mostrano che le persone non indossano indumenti protettivi.

Il motivo principale dell’inchiesta di Seymour Hersh, come spiega egli stesso, è quello di impedire un altro attacco ingiustificato contro le forze del governo siriano, che potrebbero essere accusate ingiustamente di condurre un attacco chimico effettuato in realtà da forze jihadiste per provocare una rappresaglia. Infatti, lo stesso giorno in cui è stata pubblicata la denuncia di Hersh, il portavoce stampa della Casa Bianca Sean Spicer aveva dichiarato che l’Amministrazione di Trump ha prove del fatto che Assad starebbe preparando un altro attacco con armi chimiche, e ha aggiunto che era stata nuovamente superata la “linea rossa”. “I salafiti e i jihadisti hanno ottenuto quello che volevano con il loro complotto sul gas nervino siriano” ha dichiarato ad Hersh una fonte di intelligence.