Riceviamo e volentieri pubblichiamo un commento di Claudio Giudici, presidente di Uritaxi, alla decisione del Parlamento italiano di cambiare la nostra Costituzione inserendo la tutela dell’ambiente.
“Ieri, in assoluto silenzio, con un solo contrario e sei astenuti, è stata approvata una nuova riforma costituzionale che tocca gli artt. 9 e 41.
In apparenza sembrerebbe tutto molto bello, tutto molto in sintonia con i tempi: l’ecologia in Costituzione.
Se penso alle riforme costituzionali fatte nella Seconda Repubblica (ed ai boomerang poi rivelatisi) introdotti nella nostra Legge Fondamentale, non c’è da stare tranquilli: eliminazione dell’immunità parlamentare che ha trasformato il potere Esecutivo da indipendente, a dipendente delle Procure politicizzate; riforma del Titolo V che oggi tutti vorrebbero rimodificare; introduzione del pareggio in bilancio che rafforza le tendenze pro-austerità della dottrina liberista-monetarista introdotta con Maastricht ed i cui risultati, dalla sanità, all’istruzione, alle infrastrutture, alle pensioni, al welfare tout court, sono di tutta evidenza; riduzione dei parlamentari, che per farci risparmiare quattro euro, hanno tolto rappresentanza ad interi territori.
Adesso mi chiedo: ma possibile che De Gasperi, La Pira, Moro, Dossetti, Calamandrei, Nenni, Pertini, Togliatti, Amendola, Einaudi, Saragat, Fanfani, Gronchi, Iotti, ecc. non abbiano pensato all’ambiente? Non c’era l’ambiente prima? Quegli “incivili” erano insensibili all’ambiente? Sensibili al Popolo, alla parità dei diritti, all’interesse generale, all’eguaglianza sostanziale, all’utilità sociale, ma non all’ambiente?
Ecco come cambiano i due articoli della Costituzione (in maiuscolo le novità).
Articolo 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. TUTELA L’AMBIENTE, LA BIODIVERSITÀ E GLI ECOSISTEMI, ANCHE NELL’INTERESSE DELLE FUTURE GENERAZIONI. LA LEGGE DELLO STATO DISCIPLINA I MODI E LE FORME DI TUTELA DEGLI ANIMALI».
Articolo 41: « L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, ALLA SALUTE, ALL’AMBIENTE. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali E AMBIENTALI».
I concetti di “utilità sociale” e “sicurezza” non integravano già tutto?
Ci immaginiamo i ricorsi, l’isteria giurisprudenziale, da una posizione all’altra, che renderà impossibile fare impresa? Che cos’è giuridicamente la “biodiversità” o un “ecosistema”?
Ma c’è una relazione diretta di tutto ciò con i “crediti ambientali” – che già grandi danni stanno producendo sulle stesse bollette in questi mesi – e per cui quando li hai finiti o costringi lo Stato e dunque le imprese, a fermare le loro produzioni, oppure paghi a caro prezzo i certificati che altri Stati meno industrializzati, con economie più concentrate sulla finanziarizzazione (dunque con alti Pil provenienti però dal fatturato finanziario e non da quello produttivo dell’economia reale), potranno venderti.
Insomma, sono certo che sia una riforma di cui imprese e lavoro pagheranno un caro prezzo nelle aule giudiziarie, e che intralcerà ancor più lo sviluppo infrastrutturale del Paese”.
Claudio Giudici (nella foto ad una conferenza dello Schiller Institute nel 2018)