I due punti principali del comunicato finale del G7 riguardano la politica economica ed ambientale: la promozione di una “Clean Green Initiative”, per contrastare l’Iniziativa Belt-and-Road (BRI) della Cina, ed un’alleanza strategica per contrastare gli “intenti maligni” di Pechino e Mosca, accusate di usare la guerra informatica e le minacce militari per distruggere le democrazie.
La prima si basa su una frode finanziaria che comprende obbligazioni e compensazioni per l’emissione di carbonio, destinata ad alimentare una nuova bolla allo scopo di sostenere le banche occidentali, le finanziarie e le multinazionali al collasso. Gli americani la chiamano l’iniziativa “Build Back Better”, ma essa non è attraente per le nazioni che rappresentano la maggioranza della popolazione mondiale. I fondi pubblici e privati, andranno principalmente nel “Grande Reset” promosso dai miliardari di Davos con la scusa di combattere il cambiamento climatico. Ma faranno ben poco per promuovere lo sviluppo delle nazioni più povere, a differenza di quanto sta facendo la BRI.
Quanto all’alleanza strategica, di cui si è discusso anche a Bruxelles il 14 giugno, essa è in gran parte basata sull’espansione della NATO e sulla sua trasformazione in un’alleanza “politico-militare” globale, per dissuadere i cinesi e i russi dal tentare di stabilire imperi concorrenti. Si propone, entro il 2030, di intervenire ovunque nel mondo, non solo con mezzi militari, ma anche per contrastare le minacce cibernetiche percepite e persino gli effetti del “cambiamento climatico” (ricordiamo in questa luce che il capo dell’MI6 britannico ha recentemente annunciato che il servizio segreto di Sua Maestà era pronto ad agire come una forza di polizia climatica globale).
Proprio come per la “Clean green initiative”, il piano della NATO per il dominio globale non funzionerà, ma potrebbe sicuramente intensificare le tensioni esistenti e perfino portare ad una devastante guerra mondiale, anche solo per un errore di calcolo.
Commentando le prese di posizione in Cornovaglia e a Bruxelles, il cinese Global Times ha scritto che il G7 non si scontra con la Cina, ma con la realtà e con gli stessi popoli degli stati membri. Piuttosto che difendere i “valori occidentali”, i leader del G7 si sono riuniti per proteggere il dominio di pochi e le fortune di coloro che beneficiano dei loro schemi. Le notizie filtrate parlano di un certo disagio con questo approccio, anche all’interno del Club, da parte di Germania, Italia e Giappone. Questo è particolarmente evidente per quanto riguarda gli attacchi alla Cina, che alla fine sono stati un po’ attenuati rispetto a quanto voleva Joe Biden, dato il timore che una condanna più energica potesse incidere sui rapporti commerciali con una delle poche economie del mondo che ha continuato a crescere.