Dopo una lunga trattativa, CDU, SPD, Verdi sembrano aver superato gli ostacoli che impediscono di far passare un enorme pacchetto di riarmo nel Parlamento dimissionario, nel quale i tre partiti hanno ancora la maggioranza dei due terzi necessaria per modificare la disposizione costituzionale che impone il “freno al debito”. Nel nuovo Parlamento che si riunirà il 25 marzo, i due principali partiti di opposizione, AfD e Linke, avranno più di un terzo dei seggi e quindi una minoranza di blocco. Di qui la fretta di una manovra che vede Parlamento, Corte costituzionale e Presidente della Repubblica Federale complici in qualcosa che, se non è colpo di stato, ci va molto vicino.
Il pacchetto deve essere approvato anche dalla Camera alta che rappresenta i sedici Stati tedeschi, il che rimane incerto.
Analizziamo il “golpe freddo” del “complesso militare-verde”: per cominciare, il probabile nuovo cancelliere Friedrich Merz ha fatto campagna elettorale con la promessa di non aumentare il debito pubblico, cioè di non togliere il “freno al debito” incorporato nella Costituzione, per poi cambiare completamente posizione dopo aver vinto le elezioni, al fine di finanziare un riarmo senza precedenti. Un altro aspetto è che i Cristiano-democratici e i Socialdemocratici hanno accettato la richiesta dei Verdi di inserire la “neutralità climatica” nella Costituzione come precondizione per l’approvazione del pacchetto di militarizzazione. Di conseguenza, in futuro la produzione industriale avrà diritto al sostegno dello Stato solo se servirà a scopi militari e a proteggere il clima (contraddizione in termini).
C’è anche un terzo aspetto, sul quale ha richiamato l’attenzione il costituzionalista Dietrich Murswiek: chiunque tenti di opporsi alla spinta al riarmo o alla protezione del clima potrebbe d’ora in poi essere dichiarato nemico della Costituzione, quindi nemico dello Stato, e rischiare un’azione penale, un processo, multe o la perdita del posto di lavoro.
Murswiek cita l’inquietante esempio della Romania, dove la candidatura di Calin Georgescu alle elezioni presidenziali è stata completamente vietata, senza alcun procedimento giudiziario, perché le sue opinioni euroscettiche e filorusse sono considerate un pericolo.
Con queste manovre, la libertà di opinione e di parola viene buttata al macero e la democrazia come l’abbiamo conosciuta viene sostituita da una cospirazione di interessi militari e/o verdi (anti-russi) che saccheggiano senza scrupoli i cittadini e ne sopprimono il controllo sui poteri al vertice. Qualsiasi cosa e chiunque sia disapprovato dalle élite al potere viene bollato come “minaccia per lo Stato” e trattato di conseguenza.