Le milizie del cartello della droga hanno colpito in Messico il 17 ottobre, prendendo il controllo di Culiacán, una città di quasi un milione di abitanti capoluogo dello Stato di Sinaloa, e minacciando di estendere il loro assalto mortale a tutto il Nord-Ovest del Paese. Si tratta di un attacco strategico che continua a scuotere il Messico ed è stato seguito da altri attacchi di narco-terrorismo, come l’assassinio di nove membri di una piccola setta di mormoni nel Messico Settentrionale.
Quasi tutti i media presentano l’assalto dei cartelli come la reazione alla cattura di un importante trafficante di droga, Ovidio Guzmán, figlio del boss “El Chapo” Guzmán attualmente in carcere negli Stati Uniti. Ma ma ciò non coglie la realtà dietro il cartello. Come aveva sottolineato più volte Lyndon LaRouche, il traffico di droga è un affare di mille miliardi di dollari all’anno diretto dall’alto, da interessi finanziari nella City di Londra e Wall Street (noti come Droga SpA) e il cartello della droga da tali interessi viene usato come arma strategica.
Il Messico non può vincere la guerra contro questo potere imperiale internazionale da solo. Dopo l’assalto a Culiacán, il Presidente messicano López Obrador (a destra nella foto, con Pena Nieto) e quello americano Donald Trump hanno concordato azioni congiunte contro una vulnerabilità chiave dei cartelli: il flusso di armi illegali dagli Stati Uniti al Messico, che fornisce loro gli armamenti avanzati che usano. Gli organi di governo di entrambi i Paesi concordano che quasi il 70% delle armi usate dai killer del cartello della droga in Messico vengono dagli Stati Uniti, e la maggioranza di esse sono armi da guerra. I funzionari della sicurezza americani e messicani si sono incontrati all’ambasciata del Messico il 21 ottobre per mettere in moto la cosiddetta Operation Frozen.
In questo contesto il 25 ottobre il movimento larouchiano in Messico (MOCILA) ha pubblicato una lettera aperta al Presidente López Obrador identificando gli elementi cruciali necessari per una vittoria comune. La lettera suggerisce di intraprendere i seguenti quattro passi:
1) Licenziare Olga Sánchez Cordero, il ministro del governo “che è tra i principali fautori della politica di legalizzazione degli stupefacenti di Droga SpA, e un cavallo di Troia all’interno del Suo governo”.
2) Congelare e chiudere ermeticamente il confine tra Stati Uniti e Messico per il flusso di armi verso Sud e di droga verso Nord, usando tecnologie avanzate come rilevamento laser, risonanza magnetica, raggi X e via dicendo. Questa è una componente chiave del piano anti-droga proposto da molti anni da LaRouche (vedi https://larouchepub.com/eiw/public/2019/eirv46n12-20190329/42-48_4612.pdf).
3) Negoziare un accordo con la Cina per cooperare al 100% per fermare il flusso di fentanile nel Messico e soprattutto nello Stato di Sinaloa, dove viene tagliato a concentrazioni più basse per essere spedito negli Stati Uniti. “Questo stabilirà una cooperazione triangolare tra Messico, Cina e Stati Uniti, dato che questi ultimi hanno già siglato un importante accordo bilaterale per debellare la piaga del fentanile”.
4) Promuovere la cooperazione triangolare per avviare progetti infrastrutturali e altri progetti di sviluppo in Messico ed America Centrale nel contesto dell’Iniziativa Belt and Road (BRI). Questo offrirà posti di lavoro produttivi ai giovani della regione, liberandoli dalla “schiavitù del traffico di droga e delle sue bande terroristiche, o dalla disperata necessità di emigrare negli Stati Uniti per garantire la sopravvivenza a sé stessi e alle proprie famiglie”.
La lettera aperta nota che una svolta globale a favore della BRI “comporterebbe anche una riorganizzazione fallimentare di tutto il sistema finanziario transatlantico, che è la forza trainante del traffico di droga a livello internazionale”.