Viene da stropicciarsi gli occhi! In che mondo siamo? Dopo l’autorizzazione accordata dalle autorità olandesi ai “lavoratori del sesso” di pagare le loro lezioni di guida “in natura”, la Danimarca fa un passo più in là verso una politica di disumanizzazione il cui odore ricorda la peste delle camicie brune.

Presentata in novembre, già in calendario per la votazione, una proposta di legge del governo danese prevederebbe d’autorizzare la perquisizione dei bagagli dei migranti e di confiscare qualunque oggetto avesse valore o qualunque somma in denaro contante oltre le 3000 corone, ovvero circa 400 euro!

Naturalmente, state tranquilli, la procedura avverrebbe comunque in “buone condizioni”! Infatti “gli orologi e la bigiotteria ai quali i proprietari manifestassero una particolare affezione, come alle fedi nuziali, ma anche i telefoni cellulari”, non sarebbero interessati da una tale misura…

“Certi media stranieri lamentano il fatto che noi possiamo in futuro confiscare gli oggetti di valore di coloro che domandano asilo o esigere che si prendano in carico i costi del loro soggiorno nei nostri centri per rifugiati”, ha affermato senza arrossire la Ministro dell’Integrazione Inger Stojberg sulla sua pagina di facebook.com.

La Danimarca ha ricevuto domande d’asilo di 13mila persona, tra l’1 gennaio e il 30 ottobre 2015. La maggioranza delle quali nel solo mese di ottobre, cioò dieci volte di meno della vicina Svezia…

Fascismo finanziario, ecco tutto

Per comprendere il comportamento danese è importante inserirlo nel quadro di una logica predatoria imposta dal capitalismo finanziario che è in sé sull’orlo del fallimento.

Dopo la confisca di una parte dei depositi dei ciprioti e i salvataggi delle quattro banche in Italia, variante anticipata del bail-in previsto a livello europeo dall’1 gennaio 2016, è caduto un altro tabù, quello dell’inviolabilità della proprietà privata.

In sostanza, ciò che l’Unione Europea impone ai suoi cittadini-sudditi, i danesi impongono a loro volta ai migranti che fuggono da guerra e miseria!

Negli anni Trenta del secolo scorso, Hjalmar Schacht, Ministro dell’Economia e delle Finanze del Reich di Hitler, protestò con veemenza contro la persecuzione degli ebrei (pur detestandoli). “Si può fare di meglio”, diceva Schacht. Sarebbe stato “libero” di andarsene altrove qualunque ebreo che avesse lasciato la propria casa e i suoi beni allo Stato tedesco… Con i beni confiscati, la Reichsbank, associata alla Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, avrebbe onorato il più possibile il debito impagabile imposto dai “vincitori” della prima guerra mondiale, cioè le grandi banche di Londra e di Wall Street.

Come oggi, per dare continuità alle proprie “bolle speculative” (capitale fittizio) le grandi banche dell’epoca furono costrette a succhiare come vampiri sia dal capitale fisico sia dal capitale umano.

Cari lettori è forse il giunto il momento di impegnarvi al nostro fianco per combattere questo “fascismo finanziario” che il nostro movimento non ha mai cessato di denunciare.

da La confiscation des biens, c’est reparti comme en 40 ?, di Karel Vereycken, Solidarité et Progrès