I duri attacchi continui contro il Presidente Trump e il suo sforzo persistente di sviluppare un rapporto di cooperazione con la Russia del Presidente Putin ignorano una realtà che gli autori degli attacchi si rifiutano di riconoscere. Stando a sondaggi recenti, sono più gli americani che sostengono Trump rispetto a quelli che lo avversano, la cui retorica sopra le righe contro la Russia è più estrema di quella dei momenti più pericolosi della guerra fredda.

Un torrente di attacchi verbali contro i due Presidenti ha dominato il dibattito al Congresso americano e sui media dopo il vertice di Helsinki del 12 luglio. Il primo attacco importante è giunto dall’ex direttore della CIA John Brennan, tra gli iniziatori del Russiagate, che ha accusato Trump di essersi comportato ad Helsinki in una maniera “che si avvicina al tradimento”. Senatori di entrambi i partiti hanno seguito la linea di Brennan, sbraitando contro Trump e Putin nel corso di un’audizione della Commissione Esteri il 26 luglio. Tipica è l’accusa mossa dal repubblicano Corker (foto), del Tennessee, che ha dichiarato che i senatori hanno “seri dubbi” sulla politica estera dell’Amministrazione, e ritengono che la Casa Bianca “se la inventi man mano”. Corner ha accusato Trump di essere apparso “sottomesso e deferente” nei confronti di Putin, aggiungendo che “ci sta inimicando i nostri amici e accontenta coloro che ci vogliono male”.

Corker e altri attaccano l’Amministrazione per i suoi sforzi di riprendere i negoziati sul disarmo, chiedendo come mai i funzionari russi abbiano parlato di “accordi raggiunti” su proposte per rinnovare i colloqui START e INF, accordi dei quali il Congresso non sarebbe ancora stato informato. Quando Corker ha sostenuto con tono belligerante che il Segretario di Stato Pompeo debba riferire i dettagli dei colloqui tra Trump e Putin, Pompeo ha replicato che “i Presidenti hanno diritto a incontri privati”. Il fatto che Trump e Putin abbiano parlato di cooperazione per impedire una nuova corsa al riamo e garantire che le armi nucleari non vengano mai usate è stato ignorato dai falchi di entrambi i partiti, intenti a sabotare una svolta nei rapporti ancora segnati dall’ordine geopolitico della guerra fredda, svolta che tentano di attuare sia Trump sia Putin.

I sondaggi pubblicati dopo il vertice mostrano il divario tra l’intensità guerrafondaia e provocatoria degli anti-

Trump e il sostegno degli americani per un dialogo pacifico, invece delle minacce, dei cambi di regime e della guerra. Nonostante gli attacchi continui all’incontro Trump-Putin, un sondaggio di Harris X pubblicato da The Hill indica che il 54% degli americani vuole un secondo vertice. Inoltre, il 61% ritiene che gli Stati Uniti traggano benefici da un miglioramento dei rapporti con la Russia, con uno schiacciante 67% che ritiene che rapporti migliori con la Russia siano di fondamentale interesse per gli Stati Uniti.

Anche se un sondaggio di ABC News pubblicato dal Washington Post indica una disapprovazione del 50% per il vertice (cosa non sorprendente, visti i resoconti apertamente ostili di quel quotidiano contro Trump e Putin), lo stesso sondaggio indica anche che, mentre il 40% pensa che Trump “si sia spinto troppo in là” nel “suo sostegno a Putin”, il 35% ritiene che il sostegno “era giusto” e il 15% ha detto che Trump “non si è spinto abbastanza in là”, il che significa che l’approvazione per l’azione dei Presidenti prevale con il 50% contro il 40%. Un sondaggio pre-vertice sulle questioni che stanno a cuore degli elettori indica che meno dell’1% ritiene che il Russiagate sia una priorità!

Al contempo, l’indice di gradimento personale di Trump è lievemente salito al 45% in un sondaggio di NBC per il Wall Street Journal, nonostante gli attacchi quotidiani dei media. Per contrasto, gli ultimi sondaggi indicano un indice di gradimento del Congresso di solo il 19%.

L’offensiva contro Trump mira a ridurre il voto repubblicano al Congresso alle prossime elezioni di metà mandato. I democratici sperano di ottenere abbastanza seggi da rendere possibile l’impeachment, mentre i neoconservatori repubblicani sperano che una sconfitta a novembre costringa Trump a tornare al vecchio paradigma di scontro geopolitico con la Russia. Nonostante le tirate dei politici e degli esperti, questi sondaggi indicano che la maggioranza degli elettori che sostennero Trump nel 2016 per la sua opposizione alla politica guerrafondaia dell’establishment è rimasta leale nei suoi confronti e che il suo impegno per la pace potrebbe sconfiggere gli attacchi del Russiagate.