Una settimana fa è stata lanciata una petizione indipendente, sostenuta da Solidarité et Progrès, in segno di protesta per le nefaste conseguenze delle due proposte di legge del deputato socialista Jean-Jacques Urvoas. “Se fossero approvate”, dice la petizione, “con la scusa di impedire l’emergenza di ‘candidature bizzarre’, queste misure lascerebbero il Paese alla mercé del regime dei partiti, contrariamente allo spirito di apertura che animò i fondatori della Quinta Repubblica, per i quali si trattava di un incontro tra un uomo e il popolo francese”.

Per capire quanto sta accadendo giova ripercorrere la genesi delle misure pensate dal Sig. Urvoas.

Commissione Jospin

Tutto comincia il giorno dopo l’elezione presidenziale del 2012. I grandi patron del sistema mediatico (vedi la lettera dei nove direttori dei canali televisivi), dalla burocrazia dello Stato, del Consiglio Superiore dell’Audiovisivo (CSA) e i cosiddetti “grandi” candidati (Sarkozy) lamentano che una personalità “inesistente” come Jacques Cheminade possa non soltanto ottenere il sostegno di cinquecento sindaci per potersi presentare, ma, in conseguenza di ciò, ottenga il diritto di esprimersi all’insegna della par condicio durante le cinque settimane precedenti l’elezione!

Sotto la pressione dei suoi pari, François Hollande crea la “Commissione per il rinnovamento e la deontologia della vita pubblica”, presieduta dall’ex Primo Ministro Lionel Jospin.

Così, il 16 luglio 2012, in una lettera di missione costitutiva della “Commissione Jospin” il Presidente neoeletto, precisa:

“La commissione si adopererà, in primo luogo, per definire le condizioni di una migliore conduzione dell’elezione presidenziale. A questo titolo, essa si pronuncerà in particolare sulla pertinenza del sistema in vigore relativo al sostegno dei candidati, sulle modalità di finanziamento della campagna e sulle regole applicabili all’espressione dei candidati sui media”.

Quando, il 9 novembre 2012, la Commissione Jospin consegna il proprio rapporto intitolato “Per un rinnovamento democratico”. Propone trentacinque misure, le prime sei delle quali riguardano l’organizzazione dell’elezione presidenziale. Giudicando desueto il sistema in vigore, la commissione propone (Proposizione 1, pag. 14) che il sostegno dei candidati da parte di cinquecento eletti sia sostituito da “un sostegno da parte dei cittadini” nel numero minimo di 150 mila.

Urvoas

Anziché questa proposta, nella bozza di legge di Urvoas trova posto, con un testo quasi inalterato, la Proposizione 3 (pag. 26).

Fino a qui, la legge modula la libertà d’espressione dei candidati durante le tre fasi della campagna presidenziale.

. Nel periodo preliminare (che comincia in generale dai quattro ai cinque mesi prima dell’elezione) i media applicano il principio d’equità, cioè rispettano il rapporto tra il tempo concesso al singolo candidato e il numero di eletti del suo partito e alla sua notorietà nei sondaggi. Quale equità? Nel 2012 i numeri forniti dal CSA parlano da soli: Nicolas Sarkozy e François Hollante hanno beneficiato di quasi il 60% del tempo di parola nel corso di due mesi e mezzo. A seguire Marine Le Pen (12%), François Bayrou (11%), Jean-Luc Mélenchon (8%), Eva Joly (4,8%), Nicolas Dupont-Aignan (1,8%), Philippe Poutou, Nathalie Arthaud e Jacques Cheminade , intorno all’1%.

. Nel periodo intermedio (che comincia con l’approvazione delle candidature da parte del Consiglio Costituzionale, cioè cinque settimane prima del primo turno elettorale) che si conclude con la campagna ufficiale, vale il contrario principio della stretta uguaglianza. Scompare la differenza tra candidati “grandi” e “piccoli”, poiché tutti hanno diritto allo stesso tempo di parola.

La proposta di legge di Urvoas rimette in causa proprio il principio di stretta uguaglianza per il periodo di cinque settimane. Anche se la Commissione stima necessario conservare il principio della stretta uguaglianza durante la campagna ufficiale (le ultime due settimane), essa propone di sostituirla con il principio di equità anche per le prime tre settimane del periodo intermedio. Urvoas ha meticolosamente ripreso questo suggerimento.

Tutti ricordano che nell’aprile 2012 Jospin, privato di un secondo turno elettorale dal maggior successo di Jean-Marie Le Pen, invece di accusare il disastro della propria campagna politica, cominciò a biasimare l’eccessivo numero di candidati! Ora, come riconosce la maggioranza dei commentatori e studiosi di politica, se oggi i nostri concittadini si orientano sempre più verso il Front National, è perché l’esercizio del potere sembra sistematicamente riservato all’UMPS!

Il Front National

In sostanza, ridurre del 60% il già corto periodo di discussioni precedenti l’elezione presidenziale, nel corso del quale possano farsi conoscere uomini e donne nuovi, e questi possano iniettare nuove idee per “rigenerare” il sistema, è il modo migliore per promuovere lo stesso Front National che si sostiene di voler combattere. Secondo i conti del CSA, la rete televisiva BFM-TV, che si era lamentata dell’uguaglianza di tempi di parola accordati a Cheminade, ha concesso il 43% del tempo di parola al Front National nelle ultime settimane precedenti le ultime elezioni municipali…

La storia ha le sue ironie. In un comunicato del 2013 il solforoso Front National si dichiarava “decisamente contrario a questo concetto di equità applicato alla divisine dei tempi di parola durante la campagna presidenziale” e “di gran lunga favorevole all’estensione della stretta uguaglianza a un periodo più lungo (di almeno due mesi)”. Ma questo valeva prima. Oggi, infatti, lo stesso partito che si proclama repubblicano e contrario al “sistema”, non si oppone in alcun modo al progetto del Sig. Urvoas! Come lo capiamo! Vista l’impressionante copertura mediatica e il numero di eletti di cui questo partito ormai dispone, è improbabile che reclami l’uguaglianza di cui profitterebbero solo gli altri!

La buona novella è che Solidarité et Progrès non è più la sola forza a constatare che il Partito Socialista e i Repubblicani di Nicolas Sarkozy, presi come sono dai loro piccoli calcoli, hanno estremamente bisogno del Front National per farsi eleggere, come hanno dimostrato le recenti elezioni regionali.

Cari cittadini, a voi il compito di mobilitarvi per sbarrare la strada allo smantellamento dei principi fondatori della Repubblica Francese: libertà, uguaglianza e fratellanza!

Citazioni:

Jean-Jacques Urvoas:
“Semplicemente, c’è un’ipocrisia: quando Jacques Cheminade ottiene lo 0,25% delle preferenze, nel momento del voto decisivo, non mi sembra anormale che egli non abbia esattamente lo stesso trattamento di quelli che nei sondaggi…”

David Pujadas
(Huffington Post, 17 marzo 2012):
“Il problema posto dall’uguaglianza dei tempi di parola è che questa ci obbliga ad accordare rigorosamente lo stesso tempo televisivo tanto a Jacques Cheminade quanto a Nicolas Sarkozy o François Hollande. A titolo personale non ho nulla contro Jacques Cheminade. Ma noi non vogliamo consacrare un’ora e mezza a un candidato il cui peso resta marginale nella vita politica francese”.

Nicolas Sarkozy
(Le Figaro, aprile 2012):
I consiglieri di Nicolas Sarkozy lo ripetono da settimane: la regola dell’uguaglianza fissata dal Consiglio Superiore dell’Audiovisivo (CSA) penalizza pesantemente il presidente-candidato, che si trova accreditato un decimo del tempo di parola accordato ai candidati dai media audiovisivi, e diverrebbe conseguentemente “inudibile”. “La concezione dell’uguaglianza alla francese, è nove contro uno!”, ha esclamato indignato Sarkozy a Saint-Maurice (Val-de-Marne), ove teneva una riunione pubblica. “Passo in televisione tra persone che non conosco, che si presentano ogni cinque anni, come in una specie di Festival di Cannes”, ha ironizzato riferendosi ai piccoli candidati. Il presidente ha stimato che questa “democrazia formale stupisce il mondo intero. […] Chi sono i personaggi ai quali si dà tempi di parola straordinari, che non si sono visti prima, che non si vedranno poi? Che modo curioso di esprimere la democrazia!”, ha notato.

Olivier Ferrand
fondatore di Terra nova, vicina al Partito Socialista
(Réformer l’élection présidentielle, moderniser notre démocratie, pag. 7, aprile 2011):

“non è normale che Gérard Schiavardi (0,34% dei voti alle elezioni presidenziali del 2007) abbia lo stesso tempo di parola di Nicolas Sarkozy (31%, cioè cento volte di più). Questa regola dell’uguaglianza formale dei tempi di parola non si ritrova generalizzata nelle democrazie occidentali. La regola negli Stati Uniti, per esempio, è inversa: la libertà d’espressione, garantita dal primo emendamento della Costituzione americana. Non vi sono limiti a questa libertà e i candidati più ‘grossi’ possono saturare i media e fare scomparire i più ‘piccoli'”.

Hervé Béroud
caporedattore di BFM-TV
(Télerama, 10 settembre 2015):
“Nel 2012, ve lo ricordate, si dovette accordare tanto tempo di parola a Jacques Cheminade, candidato – diciamo – originale, quanto a François Hollande o a Nicolas Sarkozy! È aberrante. Al punto che molte reti generaliste hanno deciso di ridurre lo spazio politico sulle loro antenne nel momento più cruciale, a causa della mancanza di posto per tutti! Il CSA propone oggi di ridurre l’uguaglianza totale alle due ultime settimane della campagna, che è sufficiente”.