Per il normale cittadino è incomprensibile che la campagna vaccinale contro il COVID-19 proceda così lentamente nell’Unione Europea. All’inizio dell’anno erano disponibili solo quantità relativamente modeste del vaccino Pfizer-BionTech, ma nel frattempo sono arrivati i vaccini di Moderna e poi di Astra-Zeneca, per cui il tasso di vaccinazione potrebbe essere notevolmente più alto di quello che è. Il problema delle forniture è stato aggravato dal processo altamente burocratico, non trasparente e confuso con cui sono state stabilite le priorità su chi debba essere vaccinato, dove e quando. A questo si può aggiungere la campagna mediatica contro il vaccino Astra-Zeneca, che ha dissuaso molte persone dall’accettare questo particolare prodotto, anche se la sua sicurezza è stata stabilita oltre ogni dubbio.
È generalmente riconosciuto che il principale ostacolo ad un’adeguata fornitura di vaccini è stata l’insistenza della Commissione Europea nel centralizzare gli acquisti per tutti i Paesi membri. Non solo gli ordini ai produttori sono stati fatti troppo tardi e in quantità troppo esigua, ma la burocrazia dell’UE si è impantanata in meschine contrattazioni per ottenere sconti sul prezzo e sulle quantità da distribuire, il che ha ritardato di settimane le consegne nei vari Paesi. In gran parte responsabile di questo è la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che avrebbe dovuto essere costretta a dimettersi già da tempo a causa di questo fallimento. Ma Bruxelles è riuscita a complicare ulteriormente le cose, rimandando per motivi politici l’approvazione del vaccino russo Sputnik V e dei vaccini cinesi che sono disponibili.
I tamponi sono un altro pilastro della lotta contro il COVID-19 e anche lì ci sono stati grossi problemi. Benché siano disponibili test rapidi poco costosi, l’organizzazione dei test di massa è stata totalmente inadeguata. In Germania, per esempio, l’ampio uso di test rapidi gratuiti in case di cura, scuole e asili non è ancora garantito. Se fossero disponibili quantità sufficienti di questi test rapidi, insieme a un’accelerazione delle campagne di vaccinazione, sarebbe possibile eliminare alcune delle attuali restrizioni sui negozi, sui viaggi e su altri settori dell’economia, il che limiterebbe, a sua volta, gli effetti economici paralizzanti della pandemia.