Con lo slogan “gli agricoltori sull’orlo del collasso” le tre principali associazioni agricole spagnole (COAG, ASAJA and UPA) hanno indetto sfilate di trattori e manifestazioni in tutto il Paese fino alla fine di febbraio. Gli agricoltori spagnoli chiedono prezzi che almeno coprano i costi di produzione e azioni da parte del governo contro la minaccia di ridurre gli aiuti della Politica Agricola Comune dell’UE. Come in altri Paesi dell’UE, le grosse catene di distribuzione mandano fuori mercato gli agricoltori con i loro prezzi bassi, importando cibo da tutto il mondo e vendendolo con l’etichetta “Made in Spain”.
Con una manifestazione spettacolare il 4 febbraio, cinquemila agricoltori sono scesi in piazza a Toledo chiedendo maggiore accesso all’acqua e rispondendo agli attacchi degli animalisti. Il giorno dopo centinaia di agricoltori hanno manifestato a Madrid di fronte al Ministero dell’Agricoltura mettendo in scena uno sketch su “un mondo senza agricoltori”. Lo scopo era indurre le persone a pensare: “Senza agricoltori e allevatori, che cosa mangeremo in futuro? Se volete che continuiamo a dare cibo alla società, dovete sostenerci”. Hanno chiesto alla gente di unirsi alla loro “battaglia per la sovranità e la sicurezza del cibo per tutti”.
Il capo dei produttori di olio d’oliva (UPA), Cristobal Cano, ha denunciato la cartellizzazione che manda in fallimento le aziende agricole familiari dicendo: “Non v’è eccesso di olio d’oliva, ma eccesso di speculatori; sono i fondi speculativi che controllano le catene di produzione superintensive che ci stanno mandando sul lastrico”.Le entrate dei produttori di olio sono calate del 30% nell’ultimo periodo.
In Castiglia e León, l’Associazione dei Giovani Coltivatori Diretti (ASAJA) ha lanciato una campagna contro la restrizione dell’uso di fertilizzanti azotati promulgata dal governo di quella comunità autonoma. Misure simili hanno “motivato gran parte delle mobilitazioni di agricoltori in Germania e altre parti d’Europa” ha aggiunto ASAJA.
Le proteste in Germania, incluse le sfilate di trattori, continuano. I manifestanti protestano contro le pratiche di dumping dei prezzi delle principali catene di supermercati (Aldi, Lidl, Netto, Edeka, ecc.). Nel caso del latte, i produttori sono stati costretti a venderlo a solo 10 centesimi al litro, benché per coprire i costi di produzione servano almeno 35 centesimi. Il governo ha riconosciuto le ragioni degli agricoltori e sostiene, almeno verbalmente, un aumento del reddito delle imprese agricole. Ma i cartelli non si smuovono: il principale conglomerato del latte in Germania, DMK, ha detto alle catene dei supermercati che non farà più consegne di latte e latticini per timore che i consumatori debbano affrontare un aumento dei prezzi. Si rifiuta di ridurre il margine da intermediario, che è enorme nel caso del latte: lo acquista a 10 centesimi e lo vende ai supermercati a 60 centesimi, quando va bene.