Nel primo “Dialogo sul clima” tenutosi il 26 maggio sotto l’egida dell’Ordine degli ingegneri di Padova e dalla rivista Galileo, scienziati italiani del clima hanno confutato i modelli climatici usati dall’IPCC per giustificare la cosiddetta “emergenza climatica”, definendo più equilibrati quelli russi e cinesi. Il nuovo rapporto dell’IPCC, atteso a breve, hanno inoltre stigmatizzato, si basa su discutibili diagrammi del 2019 e quindi non è attendibile.

Il prof. Nicola Scafetta, un esperto di modelli climatici basati sull’attività solare, ha contrapposto i modelli basati sulla CO2 a quelli che si fondano sulle oscillazioni astronomiche. I primi sono i modelli usati dall’IPCC e vengono regolarmente smentiti dai dati reali. Se applicati al passato, essi non sono in grado di riprodurne le temperature. A suo avviso, le oscillazioni astronomiche (del sole, della terra e di altri pianeti) possono spiegare molto meglio i cicli climatici.

Mentre i sondaggi dicono che il 97% degli scienziati concorda sul fatto che stiamo attraversando una fase di riscaldamento, solo il 26% di essi è convinto che questa sia dovuta in qualche modo all’attività umana, perciò il famoso consenso unanime sbandierato dai media è una bufala. Il prof. Scafetta non esclude un fattore umano nel cambiamento climatico, ma lo considera secondario rispetto alle cause astronomiche.

Il prossimo rapporto dell’IPCC, ha osservato, si basa su un diagramma del 2019 che è molto problematico, perché mette assieme una serie di dati incoerenti allo scopo di dimostrare l’ipotesi del gruppo. Ad esempio, esso ignora completamente il ciclo millenario determinato dall’attività solare.

Più interessanti, invece, sarebbero gli indici di sensibilità climatica – che misurano le variazioni del clima al raddoppio della CO2 – tra i quali, quelli sviluppati dai cinesi e dai russi, mostrano valori nettamente inferiori a quelli occidentali. I loro risultati convergono sui dati storici reali ed hanno una quota superiore di previsioni delle temperature reali.

Il prof. Scafetta è stato preceduto da Massimo Coccato, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Padova, dal direttore di Galileo, Enzo Siviero, e dal prof. Alberto Prestininzi, fondatore e direttore del Journal of Engineering Geology and Environment. Sia Scafetta che Prestininzi sono tra gli iniziatori del manifesto di 200 scienziati italiani, poi divenuti oltre 500 internazionali, pubblicato nel 2019 con il titolo “Non c’è alcuna emergenza climatica”. Da allora almeno altri 300 scienziati hanno firmato il manifesto.

Il prof. Prestininzi si è rammaricato del fatto che i sostenitori dell’emergenza climatica si rifiutino di accettare un dibattito con i critici. La discussione avviene sui media anziché nelle sedi scientifiche, mentre centinaia di milioni di persone nel mondo non hanno ancora accesso all’energia elettrica. Egli ha passato brevemente in rassegna la storia dell’isteria climatica, soffermandosi sul caso della curva “a mazza da hockey”, giudicata fraudolenta anche da una sentenza in tribunale. Nel 1977, l’IPCC prevedeva un innalzamento del livello dei mari di sei metri entro il 2030. In seguito ha corretto le previsioni e più recentemente ha affermato che l’aumento sarà tra i cinquanta centimetri e un metro.

Il prof. Siviero, che ha moderato l’evento, ha annunciato che il ciclo di “dialoghi sul clima”, che prevede altri sette appuntamenti da qui ad ottobre, è aperto a tutte le opinioni basate su dati scientifici. Per essere bravi ingegneri bisogna essere grandi umanisti, ha chiosato. (Nella foto il Prof. Siviero ad una conferenza dello Schiller Institute a Francoforte).