Mentre l’Europa è sopraffatta dallo tsunami di migranti dal Vicino Oriente e dall’Africa, sembra che nessuno abbia il coraggio di indicare il responsabile in Barack Obama, con le sue guerre illegittime in Libia e in Siria. Questa sua responsabilità, tuttavia, non potrebbe essere più chiara e netta.

Lanciò la guerra per rovesciare Gheddafi, avvalendosi del sostegno del Gruppo Combattente Islamico della Libia (GCIL/LIFG), filiazione di Al Qaeda, tra i cui membri spiccano Abdel Hakim Belhadj, Khalid al-Shariff, Sami Al-Saadi, Abu Sufian e Abdal Wahhab Mohammad Qaid. Al gruppo furono fornite armi da Obama, via Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Una volta assassinato Gheddafi lo stesso gruppo di terroristi consegnò molte armi prelevate negli arsenali libici ai terroristi di Al Qaeda e dell’ISIS/ISIL, in Siria e in Africa.

I popoli terrorizzati hanno cercato da allora di trovare rifugio in Europa. La stesse reti terroristiche armate da Obama in Libia, tuttavia, stanno gestendo il traffico di esseri umani per aumentare i fondi destinati alle proprie operazioni terroristiche.

I fatti sono noti, ma ignorati dai codardi. Il “Rapporto della Commissioni di Esperti sulla Libia” del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dichiara quanto segue a proposito del trasferimento delle armi dalla Libia (23 febbraio 2015):

200. Le ricerche della Commissione indicano che, nonostante la grandissima domanda in Libia, le armi e le munizioni sono ancora in via di diffusione fuori del Paese. Sotto questo mandato la Commissione ha visitato il Ciad, l’Egitto, il Niger, la Tunisia e la Repubblica Araba della Siria, nazioni che sono state colpite della proliferazione delle armi sin dagli inizi dell’insurrezione in Libia.

201. Le informazioni raccolte indicano che le armi provenienti dalla Libia hanno rafforzato in modo significativo il potenziale militare dei gruppi terroristici che operano in diverse parti della regione, incluse l’Algeria, l’Egitto, il Mali e, in particolare, la Tunisia. Il traffico di armi è solo un sintomo visibile dello sviluppo della cooperazione tra i gruppi libici e le entità terroristiche regionali degli ultimi anni.

202. Trasferimenti attraverso i confini occidentali. Il traffico di armi verso l’Algeria e la Tunisia è continuato durante il mandato. Le autorità tunisine hanno comunicato alla Commissione che la maggior parte del materiale militare usato nelle attività terroristiche proveniva dalla Libia.

203. Trasferimenti attraverso i confini orientali. L’Egitto continua ad essere una delle primarie destinazioni di armi libiche. Anche i trasferimenti a Gaza attraverso l’Egitto stanno continuando. Mentre la Repubblica Araba di Siria è stata una destinazione importante per le armi libiche durante i primi due anni di conflitto, questa tendenza sembra si sia ridotta negli ultimi 12-24 mesi.

204. Trasferimenti attraverso i confini meridionali. Numerosi canali del traffico di armi sono stati stabiliti nel sud della Libia sin dalla rivoluzione, continuamente alimentati dagli arsenali spostati durante e dopo la rivoluzione. Questo garantisce una proliferazione sostenuta fuori del Paese, particolarmente verso l’Algeria meridionale, il Niger, il Ciad e il Sudan.

205. Nell’assenza di controllo statale sulla Libia meridionale dai giorni della rivoluzione, e con lo sviluppo di gruppi regionali di terroristi, è aumentata la preoccupazione che la regione meridionale diventi una zona strategica per i gruppi terroristi del Sahel, specialmente dal punto di vista dell’addestramento, del finanziamento, del riposo, del reclutamento e dell’acquisto di materiale militare. Il materiale proveniente dalla Libia e destinato ai gruppi terroristici nel Mali è stato distrutto o sequestrato in numerose occasioni nel 2014 nel Niger, dall’operazione francese Barkhane.

Lo stesso rapporto parla del coinvolgimento dei gruppi terroristici in Libia nella conduzione del lucroso traffico di migranti.

195. La Commissione ha intervistato numerosi professionisti che combattono il traffico di clandestini verso l’Europa attraverso il Mediterraneo. Essi hanno affermato che le reti transnazionali che organizzano il traffico di uomini avevano agenti interni ai gruppi armati libici che controllavano il territorio lungo le vie del traffico. I gruppi armati forniscono l’accesso e il sostegno per assicurare quelle operazioni, in cambio di una provvigione. La maggior parte dei clandestini viene raccolta da barche non adatte al mare da parte della marina e della guardia costiera italiane. Il ruolo della Libia nell’immigrazione illegale è cruciale. I funzionari italiani hanno spiegato alla Commissione che, dei 167.184 immigrati raccolti nel mare nel 2014, 141.484, ovvero l’85%, erano emigrati lasciando le coste libiche.

196. Il traffico di esseri umani genera entrate considerevoli. I migranti, principalmente dall’Africa occidentale e dal Corno d’Africa, devono pagare i trafficanti per tutte le fasi del loro viaggio. I migranti ascoltati in Italia hanno spiegato che i prezzi per la sola ultima fase, l’attraversamento con il barcone, vanno dagli 800 ai 2000 dollari, a seconda delle condizioni meteorologiche, del tipo di barcone, del porto di partenza e della classe di viaggio. Questo significa che, per un prezzo medio di 1200 dollari per migrante, l’ultima parte della catena di sfruttamento ha generato nel 2014 un giro di affari pari a 170 milioni di dollari. La maggior parte dei clandestini lasciano la costa occidentale della Libia. La Commissione non è stata in grado di confermare i nomi delle milizie e dei comandanti delle milizie coinvolti, ma continua a indagare.

197. Su una questione correlata, i gruppi armati controllano numerosi punti di passaggio e luoghi di attraversamento [delle frontiere], potendo così ricavare percentuali dalle operazioni di sfruttamento e dal traffico in corso di droghe, armi, materie prime e carburanti.

Benché il rapporto delle Nazioni Unite affermi che non è stato possibile confermare i nomi dei miliziani, lo stesso identifica il ruolo di alcuni comandanti del GCIL/LIFG sostenuto da Obama per rovesciare il governo di Gheddafi e usato in seguito nel tentativo di rovesciare quello di Assad in Siria.

Una delle persone identificate è Khalid al-Shariff, il quale l’11 gennaio 2013 fu eletto Viceministro della Difesa della Libia. Precedentemente era stato il vice dell’emiro del GCIL/LIFG e come tale ne era il comandante militare. Dopo la liberazione di Tripoli egli ha lavorato con il Consiglio Militare Tripolitano presieduto da Abdel Hakim Belhadj, che è l’emiro del GCIL/LIFG. Khalid al-Shariff procedette nel costituire la Guardia Nazionale, che lavora direttamente con la Guardia di Frontiera e la Polizia Giudiziaria nella supervisione di molti carceri. Benché Khalid al-Shariff sia stato da allora licenziato come Viceministro della Difesa, continua a comandare la Guardia Nazionale, con oltre 10mila combattenti a disposizione.

Nei paragrafi 134, 135 e 143 del rapporto, la Commissione di Esperti riferisce che nel suo ruolo di Viceministro della Difesa della Libia, Khalid al-Shariff ha aggirato il Dipartimento per la Procura Militare del Ministero della Difesa firmando autorizzazioni a distribuire armi ai gruppi terroristici.

134. Nessuno dei due trasferimenti analizzati più in basso fu firmato dal Dipartimento per la Procura Militare del Ministero della Difesa, che non ne era al corrente. Furono firmati dall’allora Viceministro della Difesa ed ex membro del Gruppo Combattente Islamico della Libia, Khaled Alsharif, che oggi ha palesi legami con l’Operation Fajr. Le interviste condotte dal 2013 con i funzionari e gli addetti del Dipartimento per la Procura Militare e del Ministero della Difesa, e con alcuni funzionari internazionali, indicano che il Sig. Alsharif stava aggirando il Dipartimento per la Procura Militare e abusando della sua posizione per assicurare uno smercio di armi e la fornitura di materiale ai corpi di sicurezza che favoriva. Le analisi delle notifiche sottoposte all’esame del Comitato mostrano che, tra l’ottobre 2013 e il maggio 2014, cinque di esse inclusero documenti della procura firmati dal Sig. Alsharif per significative quantità di armi di piccolo calibro, armi leggere e relative munizioni.

142. Nel novembre 2014, la Commissione ispezionò il carico del naviglio Nour M, sequestrato in Grecia nel novembre 2013 (vedi parr. 89-93 e l’appendice confidenziale I del documento S/2014/106 per ogni dettaglio del caso) e i 55 container e più di 32milioni di round di munizioni (1103 tonnellate) per i fucili d’assalto e le mitragliatrici, destinati a Tripoli. Le autorità greche fornirono alla Comitato e alla Commissione ogni informazione e documento. Questi ultimi indicano che il responsabile del trasporto era UKRINMASH, una società statale ucraina, il destinatario era il Ministero della Difesa della Libia e che l’accordo era stato mediato dalla TSS SILAH VE SAVUNMA SANAYI DIS TICARET LIMITED SIRKETT, una società turca. La nave apparteneva alla TSS GROUP TUTUN SIGARA SANAYI VE, un’altra società turca. A oggi, la Grecia non ha cominciato alcuna procedura legale in relazione a questo caso di violazione.

143. La nota delle autorità libiche di conferma alle autorità ucraine che le autorità libiche erano pronte ad accettare il carico aveva la firma di Khaled Alsharif.

Recentemente, è stato rivelato che Saadi Gheddafi, il terzogenito di Mu’ammar Gheddafi detenuto nella prigione di Habda sotto il controllo di Khalid al-Shariff, è stato sottoposto a tortura. Un video rilasciato dall’Arabic Clear News lo mostra frustato alle piante dei piedi da tre individui non identificati. L’avvocato di Gheddafi ha chiesto sia considerato un caso di “crimine internazionale, crimine di tortura e trattamento crudele e inumano”.

Lo stesso rapporto dimostra che le Nazioni Unite sono perfettamente al corrente delle torture perpetrate dalla Guardia Nazionale di Khalid al-Shariff, la quale gestisce quella prigione.

79. In primo luogo, la Commissione ha ricevuto rapporti consistenti di gravi violazioni dei diritti umani nella prigione di Habda, a Tripoli. La prigione è controllata dai miliziani con la supervisione di Khaled Alsharif e [questi] sono comunemente intesi come la Guardia Nazionale, la quale era il gruppo armato comandato da Alsharif durante la rivoluzione. La struttura di Habda è probabilmente la più famosa della Libia poiché vi sono imprigionate delle figure di spicco del precedente regime, come Abdullah Senussi e Saadi Gheddafi.

Le prove presentate sono note al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, alla comunità internazionale, incluse le nazioni europee verso le quali i migranti tentano di fuggire.

Quando sentiremo il grido di scandalo dell’Europa e di altre nazioni, contro Obama, per la sua “decisione consapevole” di allearsi con Al-Qaeda in Libia per rovesciare a assassinare Gheddafi?