Nel 1978, il movimento di Lyndon LaRouche fu il primo a puntare il dito contro i britannici nel rapimento e assassinio di Aldo Moro. Cinque mesi dopo la morte di Moro, il Partito Operaio Europeo (il braccio politico del movimento di LaRouche in Italia) pubblicò un dossier intitolato “Chi ha ucciso Aldo Moro” la cui copertina era eloquente: riportava la foto di Moro prigioniero, diffusa dalle BR, con una Union Jack alla parete al posto della stella BR a cinque punte. Il POE giunse a questa conclusione senza informazioni interne, utilizzando solo il metodo dell’intelligence di LaRouche.
Negli ultimi decenni, le ricerche rivoluzionarie di Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino hanno confermato questa ipotesi, facendo emergere documenti che fanno del governo britannico il sospettato numero uno nel caso Moro e anche nell’assassinio di Enrico Mattei nel 1962. Tali scoperte tuttavia, sono state finora quasi del tutto sottaciute dai media tradizionali e dal dibattito politico.
Domenica 12 maggio, il programma televisivo “Report” ha dato finalmente ampio spazio alle nuove scoperte sul ruolo britannico nell’assassinio di Moro e Mattei. L’autore del servizio, Paolo Mondani, ha intervistato Fasanella, che ha raccontato come lui e il suo collega Cereghino abbiano scoperto i verbali delle riunioni di una commissione speciale del governo britannico, che aveva progettato un colpo di stato militare in Italia nel 1976 per fermare la politica indipendentista di Moro. Il piano di colpo di Stato fu abbandonato a causa dell’opposizione degli Stati Uniti, per poi optare per “una diversa azione sovversiva” che come ultima ratio prevedeva l’eliminazione fisica di Moro.
Per quanto riguarda Mattei, le carte d’archivio britanniche mostrano che nel 1962, pochi mesi prima di essere assassinato attraverso un sabotaggio del suo aereo, l’allora presidente dell’ENI fu descritto come il pericolo numero uno per gli interessi del Regno Unito nell’Asia sud-occidentale e fu sollecitata la decisione di trasferire il “dossier Mattei” ai servizi segreti.
Tornando al caso Moro, nella trasmissione sono stati riportati una serie di elementi inediti. Di rilievo l’intervista a Claudio Signorile, vicesegretario generale del Partito Socialista Italiano quando Moro fu rapito e ucciso nel 1978 e che tentò una trattativa segreta con i terroristi delle Brigate Rosse per la liberazione del Presidente della Democrazia Cristiana. Il tentativo di Signorile era noto. Ma Signorile ha raccontato che a quel tempo Roma era affollata da agenti dei servizi segreti britannici, che avevano uomini in tutti i partiti. Signorile ha poi sganciato una vera e propria bomba: un testimone gli rivelò che le Brigate Rosse avevano contatti regolari con gli agenti britannici.
È possibile che la fonte di Signorile sia Franco Piperno, leader del gruppo Autonomia Operaia, vicino ai terroristi delle Brigate Rosse. Piperno fu il referente di Signorile durante il tentativo di trattativa con le BR.
L’inchiesta di Mondani ha dato forza all’ipotesi che esistesse un burattinaio dietro le Brigate Rosse e i loro “nemici” nelle istituzioni italiane. Un’entità esterna alle Brigate Rosse decise che Moro doveva essere ucciso perché, durante il suo interrogatorio da parte delle Brigate Rosse, stava rivelando segreti della NATO, tra cui l’esistenza della rete di Stay Behind “Gladio”. Questo pone Gladio nella giusta prospettiva del caso Moro. Moro non fu “ucciso da Gladio”, come dicono i complottisti, ma perché ne aveva rivelato, tra l’altro, l’esistenza.
La puntata di Report: https://www.raiplay.it/video/2024/05/Report—Puntata-del-12052024-2f28b2ce-e704-4f44-90e0-6257d27d09ac.html.
Per un ampio approfondimento sul caso Moro si veda: https://larouchepub.com/other/2004/3117tension_italy.html.