di Enzo Carra

Ha pienamente ragione Giovanni Sartori. Sul Corriere, il nostro massimo scienziato della politica, ammette che sulla pericolosissima crisi economica aspettava lumi dagli economisti.

Io e, credo tanti altri con me, ci saremmo aspettati, che qualcuno dei grandi dell’economia, di quelli che normalmente pontificano su giornali e teleschermi e dettano ricette e pronunciano sentenze, ci avessero avvertiti in tempo, fosse pure qualche minuto prima, di quello che stava maturando.

Invece niente, silenzio (un silenzio che in questo caso non è poi d’oro). Forse i nostri economisti partecipavano, con alcuni importanti politici della “New Left”, ai dibattiti organizzati da Peter Mendelson, la musa di Blair, e così non avevano ragione di credere che il blairismo volgesse al peggio. Forse, e qui avevano qualche po’ di ragione, non si fidavano di quel vecchio buontempone di Lyndon LaRouche, fondatore del Poe (Partito operaio europeo) che da anni predice la catastrofe del capitalismo fondato sulla carta e sogna un’altra Bretton Woods, come fa adesso l’ex perdente Gordon Brown. Sarà per tutto questo, sarà che i nostri cervelli economici sono un po’ snob. Però, un segnale ce lo potevano anche dare, piuttosto di fare i fighetti.

Dice Sartori: “Una scienza economica che non sa prevedere è una scienza da poco”. Giusto. Ma come definire i giornalisti che infaticabili hanno chiesto in questi giorni ricette e sentenze agli stessi economisti e banchieri evitando di chiedere loro conto di quel colpevole silenzio? Marchettari?