Il 12 giugno, presso il National Press Club di Washington, lo Schiller Institute ha organizzato una conferenza stampa per Scott Ritter, ex ispettore delle Nazioni Unite per gli armamenti e ufficiale dei servizi segreti dei Marines, per permettere a quest’ultimo di denunciare l’incredibile azione del Dipartimento di Stato USA, che gli ha ritirato il passaporto per impedirgli di partecipare al Forum Economico di San Pietroburgo, il 5-8 giugno scorso. Assieme a Ritter, hanno preso la parola il col. Richard H. Black (in congedo), ex capo della divisione di diritto penale dell’esercito degli Stati Uniti al Pentagono ed ex senatore dello Stato della Virginia, Helga Zepp-LaRouche, fondatrice e presidente dello Schiller Institute e il col. Lawrence Wilkerson (in congedo), ex capo dello staff del Segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell. Era prevista anche la partecipazione di Ray McGovern, ex analista della CIA e cofondatore dei Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS), che ha dovuto disdire per problemi di salute.
La conferenza stampa, sia dal vivo che via Zoom, è stata seguita da giornalisti da tutto il mondo e da oltre 2.000 persone su Internet. Nell’aprire l’evento, il moderatore Dennis Speed ha ricordato che Scott Ritter e Helga Zepp-LaRouche, tra gli altri, sono stati inseriti nell’elenco dei bersagli del Centro ucraino per la lotta alla disinformazione (CCD), un organismo del governo di Kiev finanziato dal governo degli Stati Uniti.
Sia Scott che gli altri relatori hanno denunciato pericolo molto reale di una guerra nucleare tra la NATO e la Russia, un pericolo che viene notevolmente minimizzato, se non addirittura ignorato, dalla maggior parte dei politici e dei media occidentali. Secondo Ritter, la notizia principale di ogni telegiornale statunitense dovrebbe essere l’escalation verso una nuova guerra mondiale e la necessità di ristabilire la diplomazia. Oggi, ha osservato, l’ambasciatore russo Anatoly Antonov, uno dei principali specialisti di disarmo, se ne sta all’ambasciata di Washington “e il suo telefono non squilla”. La più grande minaccia per gli Stati Uniti, ha sostenuto Ritter, non è la Russia, ma “la politica americana in materia di armi nucleari” e solo grazie alla pazienza della dirigenza russa è stato possibile evitare lo scenario peggiore.
Il col. Richard Black ha sottolineato un fatto spesso dimenticato: “La nostra dottrina nucleare, a differenza di quelle della Russia o della Cina, concede al Presidente degli Stati Uniti la piena autorità – un’autorità senza restrizioni – di lanciare una guerra nucleare per qualsiasi motivo. La dottrina russa è difensiva e le armi nucleari possono essere utilizzate solo se il Paese è sotto attacco nucleare o se l’esistenza sovrana della nazione viene minacciata in altro modo”. Ha ricordato che la guerra è iniziata per la prospettiva di integrare l’Ucraina nella NATO e di stazionarci armi nucleari, abbastanza vicine da impedire alla Russia di rispondere ad un primo attacco. Il col. Black ha ricordato che, due mesi dopo l’ingresso delle truppe russe in Ucraina, quando le due parti avevano sostanzialmente raggiunto un accordo, Boris Johnson fu inviato a Kiev per interrompere i colloqui di pace e “far tornare gli ucraini a combattere”. In sintesi, Black ha detto: “Tutto questo vasto spargimento di sangue che ne è seguito non era affatto necessario”.
Il col. Lawrence Wilkerson conosce bene come funzioni la politica a Washington, essendo stato dal 1989 al 2005 assistente di Colin Powell nelle varie funzioni di quest’ultimo, sia all’interno che all’esterno del governo. Ha sottolineato che oggi siamo più vicini che mai alla guerra nucleare e che “è tutta colpa nostra. È colpa dell’impero… Abbiamo abrogato tutti i trattati di protezione che avevamo faticosamente creato. Prima del conflitto per procura degli Stati Uniti con la Russia in Ucraina, era un principio consolidato della diplomazia che due Stati che possiedono armi nucleari non dovrebbero mai entrare in guerra”. Questa cautela è oggi disattesa dai leader occidentali. “Il popolo americano ha dimenticato che cosa significasse costruire un rifugio antiatomico nel proprio cortile”, ha detto. “In questa nazione non abbiamo più idea di che cosa possano fare le armi nucleari”. Quest’ultimo punto è stato ripetuto da tutti i relatori. (Nella foto Scott Ritter, la candidata al Senato Diane Sare e il Col. Richard Black durante la conferenza stampa).