Alla fine, il 20 gennaio si è insediata la nuova Presidenza Trump. Nel suo discorso, il nuovo Presidente si è impegnato a prendere diverse iniziative per rafforzare l’economia, riportare a casa l’industria manifatturiera e aumentare le forniture energetiche, promettendo al contempo di porre fine alle guerre americane e annunciando persino un piano per mettere una bandiera americana su Marte nei prossimi anni. Significativamente, ha anche dichiarato di voler porre fine all’uso politico della giustizia e, più tardi, ha revocato il lasciapassare di sicurezza a 50 ex funzionari dell’intelligence.
Sul fronte negativo, Donald Trump ha annunciato ampie riforme sull’immigrazione, impegnandosi a rimpatriare gli immigrati clandestini e a dichiarare i cartelli della droga organizzazioni terroristiche, ma questo orientamento non risolverà il problema dell’immigrazione, che richiederebbe il tipo di approccio delineato nel recente rapporto dello Schiller Institute “Development Drive Means Billions of New Jobs, No Refugees, No War” (https://larouchepub.com/eiw/public/2024/eirv51n47-20241129/eirv51n47-20241129_003-schiller_institute_pamphlet_rele.pdf).
Benché alcune delle iniziative annunciate siano certamente problematiche e creeranno ulteriori, inutili tensioni, il vero interrogativo è se Trump contribuirà alla formazione del nuovo mondo attualmente in corso o l’ostacolerà.
L’insediamento di Trump è stato accolto dai governi di Russia, Cina e India, ognuno a modo suo, ma ognuno esprimendo una speranza per il potenziale esistente. Il Presidente russo Putin ha accolto con favore il desiderio dichiarato da Trump di riallacciare le relazioni con Mosca, sottolineando in particolare le sue “dichiarazioni sulla necessità di fare tutto il possibile per evitare la Terza Guerra Mondiale”. Il presidente cinese Xi ha sottolineato come Cina e Stati Uniti debbano essere partner che “lavorano insieme per la pace nel mondo” e per un interesse comune. Dall’India, il Primo Ministro Modi ha dato il benvenuto a Trump in un post su X e all’inaugurazione ha partecipato il Ministro degli Esteri indiano Jaishankar, che ha rilevato in anticipo “le profonde conseguenze per l’ordine globale” che avranno le politiche della nuova Amministrazione.
Potrebbero quindi aprirsi nuovi spiragli di possibilità. Tuttavia, proprio come durante il primo mandato, Donald Trump dovrà affrontare un’immensa resistenza da parte dell’“establishment”, che finora ha controllato entrambi i partiti. Pertanto, la capacità del nuovo Presidente di cambiare radicalmente le politiche di Washington dipenderà dalla capacità di liberarsi o meno della dittatura sul pensiero esercitata in America dal famigerato “complesso militare-industriale-mediatico-finanziario-intelligence”.
