Il contrasto tra l’ottimismo nel futuro in Asia e il pessimismo nel mondo transatlantico è diventato ancor più evidente per Helga Zepp-LaRouche durante la sua visita di dieci giorni in Cina (dal 15 al 24 maggio), soprattutto alla luce del risultato delle elezioni del Parlamento Europeo e dell’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Alla Conferenza sul Dialogo tra le Civiltà Asiatiche, ha sottolineato, è risultato evidente che gli asiatici sono molto orgogliosi sia dei contributi passati sia di quelli a venire delle loro rispettive civiltà. Tutti i relatori, ha sottolineato durante una videoconferenza internazionale del 30 maggio, hanno sottolineato che non v’è conflitto così grande da non poter essere risolto col dialogo invece del conflitto.

Oltre a intervenire presso l’Istituto Chongyang per gli Studi di Finanza dell’Università Renmin di Pechino, la signora LaRouche ha avuto numerosi incontri privati con docenti e ricercatori di varie università e centri studi, molti dei quali conoscono lo Schiller Institute da anni. Desta grande preoccupazione nella Cina odierna l’atteggiamento del governo americano e ciò che questi si propone di ottenere con la cosiddetta guerra commerciale. Ciò ha condotto a una serie di discussioni sul pericolo di una “trappola di Tucidide”, nella quale la potenza dominante cerca di impedire l’emergere di un potenziale “concorrente” anche ricorrendo a mezzi militari. In quasi tutti i casi, nel passato ciò portò alla guerra.

La signora LaRouche e il corrispondente dell’EIR a Washington William Jones hanno spiegato ai loro interlocutori le varie correnti rivali nei centri del potere in Occidente. Alcuni di loro hanno scelto consapevolmente lo scontro con la Cina e la Russia, in quanto non vedono altri mezzi per mantenere la propria supremazia. Questa è la motivazione dietro la dottrina dello “scontro tra le civiltà” legata a Samuel Huntington, ma in realtà ideata da Bernard Lewis.

Tali ideologhi neoconservatori e neoimperialisti, hanno sottolineato la signora LaRouche e Jones, hanno un influsso determinante sulle decisioni politiche nel mondo occidentale, in particolare negli Stati Uniti. Mentre Donald Trump tende a favorire il dialogo e i “buoni rapporti con la Cina”, non sono dello stesso parere molti dei suoi consiglieri sui temi della sicurezza, militari e commerciali.

Mentre l’intenzione di Trump sembra essere di proteggere l’industria e i posti di lavoro americani, l’intento di altri nella sua Amministrazione, secondo la signora LaRouche, è quello di impedire alla Cina di raggiungere il vertice del potere tecnologico, come dimostra l’affare Huawei. Non si può spiegare altrimenti per quale motivo gli Stati Uniti pretendano che la Cina abbandoni il modello che ne ha assicurato il successo.

Nella videoconferenza del 30 maggio la presidente dello Schiller Institute ha definito questo “uno sforzo futile” anche se pericoloso. “Prima di tutto, non si può contenere un Paese di 1,4 miliardi di persone, il cui governo ha impostato la propria politica imprimendole la giusta direzione, perché senza di essa non avrebbe avuto i grandi successi che hanno avuto quarant’anni di riforme e aperture, in cui 800 milioni di persone sono state liberate dalla povertà”. Inoltre, un numero crescente di Paesi in via di sviluppo guarda “al modello cinese per superare il proprio sottosviluppo”. Dunque l’idea che si possa impedire l’ascesa di una nazione solo perché non è occidentale è assurda. Si tratta di una dinamica inarrestabile.