L’ultima settimana è stata caratterizzata da una frenetica diplomazia sulla crisi ucraina, culminata in una telefonata di due ore il 19 maggio tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il Presidente russo Vladimir Putin, che entrambi hanno definito costruttiva e utile. Prima del colloquio, Donald Trump aveva parlato con Zelensky e, come previsto, ha informato i capi di diverse nazioni della NATO.
Sebbene non siano stati annunciati – o attesi – risultati spettacolari, sono stati compiuti progressi nel chiarire i problemi e le posizioni e nel rompere ulteriormente il cordone sanitario diplomatico che l’Occidente, ad eccezione di Trump, ha imposto alla Russia. Il Presidente degli Stati Uniti ha scritto sul suo account Truth Social: “Ho appena completato la mia telefonata di due ore con il Presidente russo Vladimir Putin. Credo che sia andata molto bene. La Russia e l’Ucraina inizieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco e, cosa più importante, per la fine della guerra. Le condizioni per questo saranno negoziate tra le due parti, e solo tra le due parti perché loro conoscono dettagli di un negoziato che nessun altro potrebbe conoscere. Il tono e lo spirito della conversazione sono stati eccellenti”.
Il Presidente Putin ha dichiarato ai giornalisti che la conversazione è stata “sostanziale, franca e utile” e ha ringraziato il suo omologo americano per il suo sostegno alla ripresa dei colloqui diretti tra Russia e Ucraina, interrotti da Kiev nel 2022 (i colloqui si sono svolti il 16 maggio a Istanbul, dopo un lungo periodo di stallo da parte ucraina). Per quanto riguarda il cessate il fuoco, la valutazione di Putin è stata diversa da quella di Trump, in quanto i russi cercano “i modi più efficaci” per una soluzione pacifica. “Anche la Russia sostiene una soluzione pacifica della crisi ucraina”, ha dichiarato Putin. “Abbiamo concordato con il Presidente degli Stati Uniti che la Russia (…) è pronta a impegnarsi con la parte ucraina nella stesura di un memorandum riguardante un potenziale futuro accordo di pace. Questo includerebbe la delineazione di una serie di disposizioni, come i principi per la risoluzione, il calendario per un possibile accordo di pace e altre questioni, tra cui un potenziale cessate il fuoco temporaneo, qualora si raggiungessero gli accordi necessari”.
In contrasto con queste osservazioni misurate da parte di entrambi i leader, Zelensky ha chiesto una grandiosa conferenza internazionale, con partecipanti che vanno dall’Unione Europea a una serie di altre nazioni, in un luogo e in un momento ancora da determinare. Egli sa che senza il costante sostegno del “partito della guerra” occidentale per continuare il conflitto con la Russia, il suo destino sarà rapidamente segnato.
Notiamo che Trump ha anche sottolineato i benefici economici e commerciali che gli Stati Uniti, la Russia e l’Ucraina trarranno dalla fine del “bagno di sangue”. Sebbene questo possa essere considerato solo un calcolo insensibile da parte di un abile “uomo d’affari”, l’osservazione non è sbagliata, anche se troppo limitata. Porre fine alle guerre (comprese quelle tariffarie e commerciali) e impegnarsi nella cooperazione è la strada da percorrere, a condizione che sia su una base “win-win” e che sia estesa a tutti coloro che desiderano aderire.
Questo è il senso della proposta dello Schiller Institute per una nuova architettura di sicurezza e sviluppo che tenga conto degli interessi di tutte le nazioni. Un concetto che sarà al centro delle due prossime conferenze internazionali dello Schiller Institute: New York, 24-25 maggio e Berlino, 12-13 luglio.
Per partecipare online, si prega di registrarsi su https://schillerinstitute.com/blog/2025/03/01.