Mentre andiamo in macchina, Trump e Putin parleranno al telefono. Il colloquio è stato pianificato attentamente da entrambe le parti, dopo che l’accordo preliminare su un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina è stato concordato l’11 marzo a Gedda, in un incontro tra i rappresentanti di Donald Trump, tra cui il segretario di Stato americano Marco Rubio, e Zelensky. I russi sono piuttosto aperti ai negoziati, ma insistono sul fatto che essi devono portare alla risoluzione delle cause profonde del conflitto e non solo a una sospensione temporanea delle operazioni militari.

D’altro canto, le nazioni europee schierate dietro Londra in una strana specie di “Coalizione dei volenterosi” stanno lavorando alacremente per impedire la fine della guerra. Infatti, sin dall’incontro a Gedda, ripetono costantemente lo slogan “ora la palla è nel campo della Russia”, per presentare Mosca come l’ostacolo a un accordo.

Alcune delle condizioni da parte del Cremlino sono state presentate dal viceministro degli Esteri Alexander Grushko in un’intervista a Izvestia pubblicata il 17 marzo. Due punti non sono negoziabili, ha indicato: l’Ucraina deve rimanere neutrale e nessuna cosiddetta “forza di mantenimento della pace” della NATO sarà ammessa, poiché l’Alleanza è parte del conflitto. Si noti che il segretario generale della NATO Mark Rutte ha più volte dichiarato che la questione dell’adesione dell’Ucraina all’alleanza non è all’ordine del giorno.

La Russia preme per un cessate il fuoco permanente e non per una pausa di trenta giorni, che si teme Kiev possa usare per guadagnare tempo e rafforzare le proprie posizioni. Dopo tutto, questo è ciò che è accaduto con gli accordi di Minsk, come l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel ha ammesso abbastanza apertamente solo l’anno scorso.

Nonostante tutti gli ostacoli e le complessità che questo conflitto comporta, dopo decenni di manovre geopolitiche da parte dell’Occidente per usare l’Europa orientale come ariete contro la Russia, Trump rimane ottimista sul fatto che la controparte russa voglia sinceramente la fine della guerra e il ripristino di buone relazioni con gli Stati Uniti e l’Occidente. E Trump, fedele a sé stesso, intende concludere un solido accordo con Putin.

Quanto a Vladimir Putin, il 13 marzo, nel commentare la proposta di cessate il fuoco, ha fatto un riferimento sfuggito ai più, ma molto importante. Ha iniziato ringraziando Trump per i suoi sforzi e per “aver prestato così tanta attenzione all’accordo sull’Ucraina”, ma ha anche espresso gratitudine ai leader di altre nazioni che si sono adoperati, menzionando esplicitamente quelli di Cina, India, Brasile e Sudafrica. Queste nazioni, ovviamente, sono i quattro membri originari dei BRICS, oltre alla Russia. Alcuni osservatori vedono questo come un modo sottile per ricordare all’Occidente che ci sono altre potenze al di fuori della NATO e del mondo transatlantico, le cui voci si stanno facendo sentire sempre più sulla scena mondiale.

Promemoria: i nostri lettori sono invitati a firmare l’appello di Helga Zepp-LaRouche di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, intitolato: “Invece di riarmare per la grande guerra, dobbiamo creare un’architettura di sicurezza globale!” su: https://schillerinstitute.nationbuilder.com/instead_of_rearming_for_the_great_war_we_need_to_create_a_global_security_architecture.