Il 2 giugno, si è tenuto a Istanbul il secondo incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina per una risoluzione del conflitto, un risultato positivo di per sé. Questi sono i primi due colloqui diretti e ufficiali dopo che l’Ucraina ruppe l’accordo raggiunto nell’aprile 2022. Tuttavia, molti nel “partito della guerra” occidentale e nei media screditano gli incontri definendoli inutili, come pretesto per ulteriori sanzioni contro la Russia e come prova della necessità di intensificare la corsa al riarmo in Europa.
Le circostanze strategiche in cui si è svolto l’incontro sono estremamente pericolose. Il fatto è che solo un giorno prima, il 1° giugno, le forze ucraine hanno lanciato l’“Operazione Ragnatela”, una serie di cinque attacchi pianificati con droni localmente posizionati contro cinque siti militari in Russia. Questo ha portato il mondo un altro grande passo più vicino alla guerra nucleare. Secondo molti analisti di varie provenienze, l’attacco non avrebbe potuto essere eseguito senza la supervisione e/o il coinvolgimento della NATO o di altre potenze occidentali, in particolare degli Stati Uniti o del Regno Unito.
Benché i dettagli non siano ancora stati resi noti, l’Operazione Ragnatela mirava a colpire i bombardieri strategici parcheggiati in cinque aeroporti militari, situati in zone remote della Russia. Lo stesso Presidente Zelensky si è vantato, la sera del 1° giugno, che la “brillante operazione” era in preparazione da oltre 18 mesi, e che la “pianificazione, l’organizzazione, ogni dettaglio sono stati eseguiti perfettamente”. Ha anche affermato che “l’ufficio della nostra operazione” in Russia era “situato proprio accanto alla sede dell’FSB [i servizi segreti russi] in una delle loro regioni”, notizia naturalmente tutta da verificare.
Solo un giorno prima di questi attacchi, sono crollati due ponti nelle regioni russe di Kursk e Bryansk, in quello che appare come un’azione di sabotaggio coordinata.
Tutto ciò solleva la questione se il Presidente Trump fosse stato informato dell’operazione in anticipo, e se l’avesse approvata oppure no. Lo stesso va chiesto ai leader europei, in particolare al Primo Ministro britannico Starmer, al Presidente francese Macron e al Cancelliere tedesco Merz, così come ai leader della NATO, i quali tutti hanno espresso l’intento di proseguire la guerra contro la Russia a qualunque costo.
Come per dimostrarlo, in una riunione a Vilnius il 2 giugno, il Segretario Generale della NATO Mark Rutte ha incontrato le nazioni note come il Gruppo di Budapest Nove, nonché i membri nordici dell’alleanza, che hanno emesso una dichiarazione congiunta impegnandosi a rafforzare le loro forze contro la Russia. Hanno sollecitato tutti i membri della NATO a destinare il 5%, e non solo il 2% dei rispettivi bilanci nazionali alla difesa, in vista del vertice NATO 2025 che si terrà all’Aia dal 24 al 28 giugno.
Dopo il lancio dell’Operazione Ragnatela, il cofondatore dei Veteran Intelligence Professionals for Sanity Ray McGovern (foto) ha immediatamente esortato il Presidente Trump a “chiamare subito il Presidente Putin”, per fermare gli “sprovveduti neocon” che vogliono espandere la guerra. La proposta è stata sostenuta da Helga Zepp-LaRouche, presidente dell’Istituto Schiller, che ha avviato una mobilitazione negli Stati Uniti.
SEGNATE QUESTE DATE:
Lo Schiller Institute terrà una conferenza di grande attualità, della durata di due giorni – sia in presenza che online – il 12 e 13 luglio a Berlino, in Germania. Ulteriori informazioni saranno rese disponibili a breve.