Nelle dichiarazioni rilasciate alla NBC News il 29 marzo, il presidente Trump ha affermato di non avere intenzione di licenziare il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz (foto) o altri per il cosiddetto scandalo SignalGate, scoppiato pochi giorni prima. “Non licenzio le persone a causa delle fake news e della caccia alle streghe”, ha dichiarato, aggiungendo in stile vintage Trump: “Non ho idea di cosa sia Signal. Non mi interessa che cosa sia Signal. Posso solo dirvi che è solo una caccia alle streghe, ed è l’unica cosa di cui la stampa vuole parlare perché non avete altro di cui parlare.”
Donald Trump stava rispondendo, in parte, a un articolo ampiamente diffuso su Politico del 28 marzo che affermava che il vicepresidente Vance e altri gli avevano consigliato di chiedere le dimissioni di Mike Waltz, il consigliere per la sicurezza nazionale che aveva organizzato la discussione sull’app Signal relativa agli attacchi in corso contro gli Houthi nello Yemen. Waltz o il suo vice avevano invitato “per errore” Jeffrey Goldberg, caporedattore di The Atlantic, a partecipare alla chat. Benché lo scandalo abbia tutti i crismi di un’operazione dell’intelligence britannica volta a screditare e “accecare” l’amministrazione Trump su questioni strategiche, rivela anche un’ingenuità, se non un’incompetenza, piuttosto scioccante dei partecipanti che hanno utilizzato una app non protetta. Noti outlet britannici hanno preso di mira il direttore della National Intelligence Tulsi Gabbard e l’inviato speciale di Trump Steve Witkoff, accusandoli di “inaffidabilità”.
Resta da scoprire come e perché Goldberg abbia fatto parte della lista. Da notare comunque che, pur essendo cittadino americano, aveva prestato servizio da giovane nelle Forze di Difesa israeliane, come guardia carceraria durante la prima Intifada.
Da notare anche che Signal era stato raccomandato per l’uso dalla Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) dell’amministrazione Biden, in una guida pubblicata un mese prima dell’insediamento di Trump…