Nozipho Joyce Mxakato-Diseko, la delegata sudafricana a un incontro in Germania per la preparazione della bozza definitiva della conferenza genocida COP21 prevista a Parigi in dicembre ha dichiarato ai partecipanti: “È come con l’apartheid. Ci troviamo in una posizione per la quale, in sostanza, veniamo privati dei nostri diritti”, poiché verrebbero ignorati i paesi poveri. Il quotidiano del suo Paese The Mail & Guardian riferisce che Mxakato-Diseko ha parlato a nome del Gruppo dei G77 e della Cina, che Reuters definisce “il principale raggruppamento di oltre 130 paesi in via di sviluppo e della Cina”, ora presieduto dalla Repubblica Sudafricana.

L’agenzia Reuters aggiunge che “l’ultima settimana di negoziati sulla bozza, cominciata lunedì in Germania, è iniziata in modo tempestoso, per la protesta dei paesi in via di sviluppo in quanto le loro richieste sono state omesse dalla bozza di venti “. Tra le richieste c’erano accordi precedentemente stipulati per il sostegno finanziario a programmi di sviluppo.
Il capo della delegazione statunitense Trigg Talley ha affermato che il nuovo testo potrebbe servire come base per nuovi colloqui. “Questo documento ha molti punti su cui la maggior parte dei partecipanti non possono concordare”, avrebbe detto stando a Reuters. I paesi ricchi vogliono assicurarsi che le economie emergenti si impegneranno ad agire.

Reuters commenta: “Lunedì i paesi in via di sviluppo hanno chiesto che nel testo vengano reintrodotte le esigenze nazionali, portando qualcuno a temere che la bozza diventi troppo voluminosa. La versione precedente era di 80 pagine”. In altre parole i sostenitori del disegno genocida non vogliono che si immischino quelle che considerano razze inferiori.

Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon insiste sulla linea del genocidio: “Non c’è tempo da perdere”, ha detto in Slovacchia, “è stato frustrante assistere a negoziati basati soltanto sulla angustissima prospettiva nazionale dei delegati. Non si tratta di una questione nazionale, ma di una globale”.