Dalla crisi finanziaria del 2008, tre fondi di gestione patrimoniale hanno accumulato una quantità sbalorditiva di potere finanziario, economico e politico, dovuto non tanto a ciò che possiedono, quanto a ciò che gestiscono. I “tre grandi” sono BlackRock, con sede a New York, con 8,67 mila miliardi di dollari di asset gestiti (inclusi 5 mila miliardi di dollari in EFT, fondi che replicano gli indici di borsa), seguito da The Vanguard Group, con sede a Filadelfia, con circa 6,2 mila miliardi di dollari, e State Street Global Advisors (SSgA), con sede a Boston, con 3,1 mila miliardi di dollari.
Il gran totale supera di 3.000 miliardi di dollari il PIL della Cina (la seconda economia del mondo) ed equivale a più di tre quarti del PIL degli Stati Uniti. Con i loro profitti, i Tre Grandi hanno acquistato azioni di più di 17.000 aziende in tutto il mondo, compresi i grandi gruppi finanziari, le grandi aziende tecnologiche conosciute come GAFAM, così come i principali produttori di armi e le agenzie di rating. Prese insieme, sono il principale azionista nell’88% delle società dello S&P 500 e sono in grado di influenzare la politica aziendale, non solo in quanto azionisti, ma gestendo enormi quantità di asset.
In termini di politica governativa, BlackRock, come abbiamo riportato, è stata assunta dalle più grandi banche centrali del mondo (Federal Reserve, Banca Centrale Europea) per monitorare e supervisionare la crisi bancaria e fungere da “consigliere”. Ora, con l’amministrazione Biden a Washington, la più grande società di gestione patrimoniale del mondo è entrata direttamente alla Casa Bianca. Adewale Adeyemo, l’ex capo dello staff di Larry Fink (l’AD di BlackRock), è il numero due al Dipartimento del Tesoro. Brian Deese, finora direttore del Global Sustainable Investing di BlackRock, è a capo del National Economic Council di Biden, mentre Mike Pyle, il capo stratega degli investimenti del fondo, è stato nominato capo dei consiglieri economici della vicepresidente Kamala Harris.
Tutto ciò è particolarmente pericoloso se si considera che BlackRock, e in particolare Larry Fink, è uno dei principali partner del World Economic Forum nel promuovere il “Grande Reset” e il “Green Deal”. Per gli attori del mercato che si rifiutano di seguire questa agenda (zero emissioni di carbonio, ecc.), i grandi fondi possono semplicemente minacciare di ritirare i loro investimenti.
Ciò che è meno noto al pubblico sono i rapporti incestuosi che i Tre Grandi mantengono tra di loro. In effetti, si può dire che si “posseggono” a vicenda con partecipazioni incrociate (i dati riportati di seguito sono tratti dal sito web di Solidarité & Progrès, anche con grafici panoramici: https://solidariteetprogres.fr/documents-de-fond-7/economie/biden-blackrock-et-les-trois-gros.html)
* Nel caso di BlackRock Inc, la società madre, il 7,55% delle azioni è detenuto da Vanguard, il 4,55% da BlackRock Fund Advisors (la sua divisione di gestione patrimoniale) e il 3,99% da State Street Global Advisors (la divisione di gestione patrimoniale di State Street).
* Per quanto riguarda American Vanguard Corp, il 12,67% delle azioni è detenuto da BlackRock Fund Advisors, il 9,17% da Vanguard Group, Inc (il secondo maggiore azionista), il 2,90% da State Street Global Advisors.
* Quanto a State Street Corporation, l’8,79% delle azioni è detenuto da Vanguard, il 4,77% da BlackRock Fund Advisors, il 4,74% da State Street Global Advisors.
Fidelity è a volte un grande “concorrente” dei Tre Grandi, ma il suo principale azionista è Vanguard (8,55%), il quarto è Blackrock (4,24%) e il quinto è State Street (2,58%). Alla faccia del libero mercato e della concorrenza!