Fin dall’inizio dell’impegno dell’amministrazione Biden a partecipare alla guerra per procura contro la Russia in Ucraina, entrambi i partiti del Congresso si sono attenuti alla narrazione trasmessa loro dal “complesso militare-industriale”: le azioni di Vladimir Putin non sono state provocate e l’Ucraina è il banco di prova per preservare la democrazia, quindi ne vale la pena. Il corollario, sempre più diffuso, è che se non si ferma la Russia, l’Europa sarà invasa e i cinesi si muoveranno militarmente contro Taiwan. Pochi hanno messo in discussione questa narrazione, poiché entrambi i partiti sono rimasti in gran parte fedeli all’obiettivo di sostenere l’ordine unipolare sotto l’egemonia degli Stati Uniti. In generale, i sondaggi mostravano un ampio sostegno alla politica di Biden.
Tuttavia, di recente sono cambiate due cose. In primo luogo, il costo per il contribuente continua a salire, con l’importo destinato alla guerra che ora supera i 110 miliardi di dollari. In secondo luogo, hanno sollevato dubbi il mancato raggiungimento dell’obiettivo dichiarato della controffensiva di respingere le forze russe e il rischio che un’escalation porti allo scontro nucleare. Un sondaggio d’opinione della CNN all’inizio di agosto ha evidenziato che la maggioranza (55% a 45%) si oppone a qualsiasi ulteriore finanziamento, con il 71% degli elettori repubblicani contrari. Inoltre, crolla il sostegno a Joe Biden, con il 65% che disapprova le sue scelte.
Di conseguenza, sempre più repubblicani si esprimono contro la guerra. Mentre una risoluzione introdotta dal deputato Matt Gaetz, la “Ucraine Fatigue Resolution”, ha avuto solo 10 firmatari nel 2022, un voto nel luglio 2023 alla Camera per un emendamento finalizzato a ridurre il bilancio della difesa, tagliando tutti gli ulteriori aiuti all’Ucraina, è stato sostenuto da settanta repubblicani. È stato sconfitto, ma il risultato è stato visto come un “segnale preoccupante” dai difensori della guerra per procura.
La loro preoccupazione aumenta ed i repubblicani stanno esercitando ulteriori pressioni sul presidente della Camera Kevin McCarthy (foto) affinché prenda posizione contro ulteriori finanziamenti. Benché non si sia ancora unito apertamente alla fronda, McCarthy ha iniziato a sollevare gli stessi interrogativi, come “Dov’è la rendicontabilità della spesa?” e “Qual è il piano per la vittoria?”. Il suo rifiuto di consentire al Presidente ucraino Zelensky di parlare ad una sessione congiunta del Congresso la scorsa settimana viene visto come un presagio di ciò che verrà.
Detto questo, l’opposizione non è realmente contraria alla guerra, ma solo a questa guerra e ritiene che sarebbe meglio “fare i duri con la Cina”. A questo ha risposto il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell, che rimane schierato a favore della guerra per procura. Dopo l’incontro con Zelensky, McConnell ha twittato: “Il sostegno americano all’Ucraina non è carità. È nel nostro interesse diretto, anche perché degradare la Russia aiuta a scoraggiare la Cina”.
Al momento, i repubblicani hanno bloccato l’approvazione dell’ultima legge sulla spesa per la difesa, che contiene l’autorizzazione per oltre 24 miliardi di dollari per l’Ucraina. Nello spiegare perché si oppone ad ulteriori aiuti all’Ucraina, il senatore Rand Paul è stato molto esplicito: il governo ucraino ha “annullato le elezioni… Ha vietato i partiti politici, ha invaso le chiese, ha arrestato i sacerdoti, quindi no, non è una democrazia, è un regime corrotto”.