Tra poco più di due settimane, i leader delle venti principali economie mondiali si riuniranno a Osaka per un G20 che potrebbe rivelarsi un punto di svolta decisivo verso il Nuovo Paradigma della cooperazione win-win nelle relazioni internazionali.

Molto dipenderà dalle politiche del Presidente statunitense, che ha già indicato che sfrutterà l’occasione per incontrare il Presidente cinese Xi Jinping e il Premier indiano Narendra Modi e, finalmente, anche il Presidente russo Vladimir Putin. Si tratta della combinazione delle “quattro potenze” che Lyndon LaRouche molti anni fa indicò come necessaria per superare la geopolitica e introdurre un nuovo ordine mondiale.

Tuttavia, i pericoli rimangono acuti, come ha sottolineato Putin il 6 giugno, parlando ai rappresentanti delle principali agenzie stampa del mondo. Riferendosi alla violazione del trattato INF da parte degli Stati Uniti, ha ammonito: “Pretendono tutti di essere sordi, ciechi o dislessici. Dobbiamo reagire a questo, non vi sembra?”
Ciononostante Putin a chiesto dialogo e cooperazione tra le potenze nucleari, aggiungendo che “l’ultima conversazione che ho avuto col Presidente Trump, devo dire, ispira un cauto ottimismo, perché Donald mi ha detto che anche lui è preoccupato da ciò”.

Similmente, in Cina il governo tenta di spostare su un piano costruttivo il confronto con gli Stati Uniti su commercio ed economia, non rinunciando a sviluppare la propria capacità scientifica e tecnologica sovrana, che per Pechino “non è negoziabile”. Ma governo e vertici politici cinesi discutono apertamente anche di che cosa fare nella peggiore delle ipotesi e si preparano a questa eventualità.

Il 9 giugno il ministro del Tesoro americano Steven Mnuchin ha commentato in un’intervista per la CNBC che il futuro dei colloqui dipenderà in gran parte dall’esito di quello fra Trump e Xi ai margini del G20, poiché i due hanno sviluppato “un rapporto molto stretto”. Mnuchin ha anche indicato che i negoziati commerciali sono separati dalla disputa sulla società cinese Huawei, che è legata a temi di sicurezza nazionale. A suo parere, Trump potrebbe accettare un compromesso sulla Huawei se la Cina offrisse garanzie sufficienti. Ma per questo, aggiungiamo noi, dovrebbe affrontare duramente i neocon in patria.

Di fatto, le sanzioni sui componenti della Huawei non reggeranno, dati i vantaggi enormi della tecnologia G5 sviluppata dalla Cina. Il 6 giugno sono state concesse le prime licenze per uso commerciale a tre operatori cinesi delle telecomunicazioni. Durante la visita di Xi a Mosca, inoltre, il gigante high-tech cinese ha firmato un contratto con l’impresa di telecomunicazioni russa MTS per sviluppare una rete G5 in Russia. Alla fine di maggio la Huawei aveva firmato un accordo con l’Unione Africana sulle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, sfoderando il 5G.