Con la sospensione del progetto del gasdotto South Stream, annunciata il 1 dicembre dal Presidente russo Putin e dal presidente di Gazprom Alexander Medvedev, Mosca ha risposto alle sanzioni UE dimostrando ancora una volta che danneggiano solo l’Europa. Al contempo, la Russia ha fatto una brillante mossa di scacchi con Ankara, dirottando in Turchia il gas che era destinato all’Europa ed offrendo al paese l’integrazione nello sviluppo eurasiatico come alternativa ai giochi geopolitici neo-ottomani.

Il gasdotto South Stream doveva trasportare il gas dalla Russia alla Bulgaria, e da lì fino a Grecia e Italia passando per Serbia, Ungheria, Slovenia ed Austria. L’UE si era opposta col pretesto di un regolamento che prevede che il proprietario del gasdotto non sia lo stesso del gas che viene trasportato. Quindi il consorzio per la costruzione del South Stream, di proprietà di Gazprom al 50%, avrebbe dovuto consentire ad altre compagnie di utilizzare il gasdotto, perdendo così una grossa fetta di introiti dalla vendita del gas, il che avrebbe reso poco attraente l’investimento iniziale. Bisogna dire che questo regolamento UE era stato escogitato appositamente per colpire Gazprom.

Il governo russo ha preso la decisione di sospendere il progetto dopo le recenti elezioni in Bulgaria. Mentre l’ex governo socialista era molto favorevole al gasdotto, il nuovo Premier Boyko Borisov ha praticamente messo la decisione delle mani di Bruxelles. La sospensione non è ancora una cancellazione, ma la Saipem ha ricevuto l’ordine di interrompere i lavori. Lo stesso giorno è crollato il titolo in borsa.

Con l’annullamento del South Stream, l’Italia perde una prospettiva a lungo termine di forniture di gas a prezzi stabili da un fornitore affidabile. L’opposizione della Commissione Europea al progetto è stata fin dall’inizio “politica al 110%” come ha dichiarato il banchiere Antonio Fallico. Fallico, la cui Banca Intesa era disposta a finanziare il gasdotto, ha dichiarato recentemente a RT che South Stream è “un progetto molto valido dal punto di vista dei costi-benefici, perché la domanda di energia continuerà ad aumentare. Se smettessimo di essere miopi e di considerare solo l’immediato futuro, è chiaro che questo progetto dimostrerebbe i suoi benefici a lungo termine”.

Fallico ha notato che l’ENI, che partecipa al consorzio con il 20%, “sta mettendo i freni” per motivi puramente politici. Ha sottolineato anche il fatto che l’impatto delle sanzioni sull’economia italiana è molto superiore a quello riportato pubblicamente. “Attualmente è l’high tech, l’high tech civile. C’era anche un progetto militare congiunto tra Rostec e Finmeccanica, ma ora naturalmente è fuori questione. In effetti, messi insieme, tutti questi progetti ad alta tecnologia erano dieci volte di più delle perdite subite dall’industria agricola e del cibo di cui tutti parlano”.