Negli ultimi mesi, la Germania ha mostrato una spiccata tendenza a violare proprio quelle regole della democrazia che da anni predica con insistenza agli altri paesi. Infatti, le critiche alle narrazioni ufficiali anti-Russia della NATO vengono bollate come “propaganda di guerra russa”, mentre i due partiti di opposizione AfD e BSW (Movimento di Sahra Wagenknecht, foto) sono stati criminalizzati come “portavoce di Putin”. Inoltre, il governo ha ordinato alle istituzioni tedesche di non invitare rappresentanti russi a nessuna delle cerimonie commemorative dell’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, una mossa che ha suscitato perplessità a livello internazionale, dato il ruolo cruciale delle forze armate sovietiche nella liberazione della Germania dal nazismo. Infine, le proteste pubbliche contro il genocidio israeliano a Gaza sono state vietate perché ritenute “antisemitiche”.
Ma la decisione più scioccante è stata quella annunciata il 2 maggio dall’Ente per la protezione della Costituzione (BfV) di classificare l’AfD come partito “di comprovata estrema destra”, il che conferisce a tale ente di intelligence il potere di mettere sotto sorveglianza i leader e i membri del partito, monitorando tutte le telefonate, le e-mail, ecc. La decisione è stata criticata da altri governi (tra cui quello statunitense) come una sostanziale interferenza con il diritto alla libertà di espressione e come un controllo delle opinioni politiche. Solo una coincidenza? La decisione del BfV è arrivata il giorno dopo che un sondaggio di opinione aveva constatato il sorpasso dell’AfD nei confronti della CDU/CSU, con il 26% contro il 24%.
L’involuzione della scena politica tedesca procede in parallelo con l’erosione della democrazia in tutta l’UE, quasi altrettanto rapida quanto il crollo di popolarità delle politiche imposte da Bruxelles. Numerosi osservatori hanno stigmatizzato la decisione di annullare le elezioni presidenziali in Romania, dopo che erano state vinte dal candidato anti-NATO e presunto xenofobo Georgescu, al quale è stato poi vietato di ricandidarsi. Ciò non è bastato a fermare il candidato che lo ha sostituito alla guida del partito, George Simion, che ha vinto il primo turno delle elezioni, ripetutesi il 4 maggio. L’Ungheria è stata notoriamente sottoposta a ogni tipo di pressione per aver resistito ad alcuni diktat della Commissione europea. In Francia, a Marine Le Pen, l’esponente politico attualmente più popolare secondo i sondaggi, sono stati tolti i diritti elettorali passivi per cinque anni, sentenza che potrebbe essere ribaltata in appello.
In Germania, il rapporto del BfV (che rimane riservato) sull’AfD ha spinto alcuni politici del Partito dei Verdi e della Linke, nonché altri esponenti politici, a rilanciare la campagna per vietare il partito dinanzi alla Corte costituzionale. Tuttavia, esponenti di spicco della CDU, tra cui il nuovo ministro dell’Interno Alexander Dobrindt, temono che una procedura di questo tipo possa portare ancora più sostegno all’AfD da parte dei crescenti schieramenti di protesta di elettori e cittadini scontenti.