La narrazione secondo cui “la maggioranza degli scienziati mondiali” concorda sulle cause umane dei cambiamenti climatici potrebbe presto essere screditata. Il cosiddetto “consenso” è principalmente dovuto al fatto che i fondi pubblici e privati sono finora stati quasi esclusivamente destinati a finanziare la ricerca ideologicamente viziata, e gli scienziati critici sono stati emarginati. Questo ora potrebbe cambiare, perché il governo americano ha ordinato una revisione critica della materia.

E&E News ha scritto il 30 giugno che Scott Pruitt (nella foto), il nuovo capo dell’EPA, l’ente di protezione ambientale degli Stati Uniti d’America, “sta conducendo un’iniziativa formale per rivedere” quella che chiama “scienza climatica mainstream”, usando il metodo del “red team, blue team” (e cioè facendo ricorso a un confronto tra esperti pro e contro un argomento). Per condurre una “valutazione estesa della scienza del clima statunitense”.

Questo significa che la teoria antropocentrica del riscaldamento globale sarà soggetta a una critica pubblica per la prima volta da molti anni. Come ha affermato il prof. Antonino Zichichi, fondatore della World Federation of Sciences e del famoso centro Ettore Majorana presso Erice, in un articolo su Il Giornale il 5 luglio, gli scienziati del clima usano modelli matematici che hanno troppi parametri liberi, e per questo sono inaffidabili. Con solo quattro parametri, “è possibile costruire un modello matematico, il quale dimostra che gli elefanti volano. C’è qualcuno disposto a mettere un miliardo di euro per verificare sperimentalmente questo modello matematico?” Eppure, i governi che hanno firmato l’accordo di Parigi “sono su questa strada”. Si deve combattere l’inquinamento, ammonisce Zichichi, ma “spendere miliardi di euro sulla base di modelli matematici con decine di parametri liberi è privo di senso”.

Anche l’altra narrazione, secondo la quale il Presidente Trump sarebbe “isolato” sul clima, sembra che avrà vita breve. Quando il Presidente francese Macron è giunto tardi all’incontro bilaterale con Putin durante il G20, e si è scusato dicendo che era stato trattenuto dalle “ultime discussoni sui cambiamenti climatici”, il Presidente russo ha motteggiato: “Spero che il clima ora sarà migliore. Ne avete discusso e tutto andrà bene. Anche se le cause dei cambiamenti climatici sono ancora ignote, diciamolo onestamente”.

Poi, durante la seconda giornata del G20, il presidente turco Erdogan ha annunciato che anche il suo Paese si ritira dagli accordi di Parigi. “Dopo la decisione americana, la posizione che adottiamo va nella direzione di non passarli al Parlamento”, ha dichiarato a una conferenza stampa, aggiungendo che altri Paesi non identificati ritengono che gli accordi presentino “un problema” e “non confermeranno il loro pieno sostegno”.