In previsione degli scossoni che l’amministrazione Trump dovrebbe apportare in quasi tutti i settori della politica, sia nazionale che internazionale, i principali attori dei social media e del settore bancario hanno preso provvedimenti, all’insegna del motto “tengo famiglia”. Prendiamo ad esempio i temi dell’energia e del cambiamento climatico, per i quali Donald Trump ha promesso di ribaltare le “truffe verdi” dell’amministrazione Biden.
JP Morgan Chase ha appena annunciato il ritiro dalla Net Zero Banking Alliance, un gruppo impegnato nella riduzione delle emissioni a effetto serra. Sale così a sei il numero delle megabanche statunitensi che hanno abbandonato questa nave nell’ultimo mese (Bank of America, Citigroup, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Wells Fargo, a cui si aggiunge ora JPMC). Banche europee: finora non pervenute.
Negli ultimi due anni, i repubblicani della Camera dei Rappresentanti hanno condotto indagini sui gruppi legati alla propaganda dei cambiamenti climatici, alla ricerca di possibili violazioni delle leggi antitrust e sulla protezione dei consumatori. Le megabanche hanno indubbiamente buone ragioni per temere che qualcuno indaghi sulle loro torbide attività legate all’energia.
Prendiamo ora un esempio dai social media. Il 7 gennaio, Mark Zuckerberg ha annunciato che i programmi di fact-checking sulle piattaforme Meta, come Facebook, Instagram e Threads, verranno abbandonati. “Abbiamo raggiunto il punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura. È ora di tornare alle nostre radici, alla libertà di espressione”, afferma Zuckerberg in un video, con una netta inversione di tendenza rispetto alla sua posizione precedente.
Una coincidenza? Appena una settimana prima, Meta aveva nominato Joel Kaplan, un politico repubblicano ed ex vicecapo dello staff della Casa Bianca di George W. Bush, responsabile della politica globale, in sostituzione di Nick Clegg, ex vice primo ministro britannico. E Dana White, amica intima di Donald Trump, è stata eletta nel Consiglio di amministrazione della società.
Poi è arrivato un altro colpo ai principi del “wokismo”: in una nota ai dipendenti Meta ha annunciato lo scioglimento del team DEI (diversità, equità e inclusione), la fine degli “obiettivi di rappresentanza” per le donne e le minoranze etniche e la modifica della politica dei fornitori per abbandonare la preferenza data alle “imprese diversificate”.
“Invece di programmi di formazione sull’equità e l’inclusione, svilupperemo programmi che si concentrino su come applicare pratiche eque e coerenti che attenuino i pregiudizi per tutti, indipendentemente dal background”, si legge nella nota.
