In un articolo pubblicato il 9 ottobre sull’Huffington Post, intitolato “L’obiettivo della Russia in Siria è di sconfiggere strategicamente l’ISIS e Al-Qaeda“, lo scrittore ed ex agente del MI6 Alastair Crooke focalizza l’attenzione su un punto ancora più importante del significato del titolo: l’alleanza tra Russia, Iran, Iraq, Siria ed Hezbollah (4+1, come definita dall’autore) “potrebbe dimostrarsi un’esperienza-pilota per delle operazioni militari vincenti di una coalizione non occidentale… In aggiunta, il suo obiettivo è quello di prevenire la strategia NATO di cambio di regime – un tema di grande preoccupazione per la Shangai Cooperation Organization (SCO)”.

Crooke sostiene che questo sia il vero motivo della guerra d’informazione intrapresa contro l’intervento militare russo in Siria. Negli ultimi decenni la NATO è stata a tutti gli effetti la potenza che decideva sulla pace o la guerra nel mondo. “Le questioni belliche – se procedere o meno ed in che modo – sono state interamente decise dai dibattiti all’interno della NATO. Tutto qui. Ciò che gli altri facevano o pensavano non importava granché. Chi si trovava dall’altra parte doveva semplicemente accettare le decisioni prese. Mentre il potere distruttivo di queste azioni era evidente, non si può dire lo stesso per quanto concerne i benefici strategici – in particolare in Medio Oriente. Ciò che probabilmente irrita l’occidente è che la Russia ha organizzato, e cominciato, una sofisticata e fulminea campagna militare” che, per contrasto, ha anche mostrato al mondo quanto lenta sia la NATO ad agire.

Prima di giungere a questo punto Crooke contesta la tesi, diffusa nell’ambito della guerra d’informazione contro la Russia, secondo la quale tutto ciò che Washington dovrebbe fare è attendere la sconfitta di Putin in Siria e quindi aiutarlo ad uscire dal suo errore strategico. “Putin comprende perfettamente la differenza tra il tradizionale Islam Sunnita del levante e la recente comparsa di militanti del Wahabismo del Golfo, che sono in contrasto con questi Sunniti tradizionali iracheni e siriani. E’ anche consapevole del fatto che molti Sunniti sono ancora legati al concetto di cittadinanza di uno stato laico, non tribale, e che sia la Siria che l’Iraq sono entrambi eredi di civiltà antiche e venerabili (La Grande Siria e la Mesopotamia); ognuna con la propria visione politica e cultura”, scrive Crook. “La battaglia contro gli orientamenti contemporanei del Wahabismo non è mai stata una riduttiva lotta tra la minoranza sciita (Alawiti) e la maggioranza sunnita; è piuttosto una guerra per preservare la tradizione levantina contro quella di una cultura (del Golfo) straniera, quella Wahabita, introdotta nella regione con una marea di petrodollari”.

Quindi la Russia, con l’aiuto dei propri alleati, sta muovendo una efficace e sistematica campagna contro i gruppi terroristici; ha cominciato col mettere in sicurezza le zone circostanti la propria base aerea ed ha proseguito con le strade tra Aleppo e Latakia; adesso è passata alla campagna terrestre guidata dall’esercito siriano.