Il 20 luglio il Financial Times di Londra ha mostrato il proprio nervosismo in merito alla presa che sta avendo il tema della Legge Glass-Steagall nella campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti d’America, promuovendo l’idea che il discreditato Barney Frank, l’ex deputato autore della voluminosa quanto inefficace legge di regolazione bancaria che porta il suo nome, scriva

“un messaggio a Elizabeth Warren e la sua banda di democratici progressisti: erigere una muraglia tra le banche che tradizionalmente erogano il credito e le più arrischiate banche d’affari non è la via per rendere più sicuro il sistema finanziario”.

Il quotidiano londinese teme che il partito democratico americano si divida tra coloro che si battono per la Glass-Steagall (Martin O’Malley, Bernie Sanders, ecc.) e coloro che sostengono Wall Street. Hillary Clinton, scrive, sta “cercando di ridurre quella divisione”. Barney Frank, noto per essere contrario alla separazione bancaria, dice al Financial Times di aver “offerto consigli” a Hillary Clinton in merito alla riforma finanziaria in occasione di “due conversazioni, e in ulteriori momenti tramite un assistente”.

Nello stesso giorno, tuttavia, perfino Fortune si è inserita nel dibattito, pubblicando un articolo di Eleanor Bloxham, nel quale la giornalista ha apprezzato la proposta di legge al Senato, definendola “un atteso tentativo necessario per rimettere sotto controllo Wall Street”.

Bloxham descrive il modo in cui il tema della Legge Glass-Steagall sia diventato derimente nelle primarie per la presidenza e avvisa Hillary Clinton che qualora mancasse di associarsi a Sanders e O’Malley potrebbe cadere:

“Se si cerca la nomina a candidato presidenziale del partito democratico, non sostenere la Glass-Steagall potrebbe rivelarsi una scommessa perdente, puntando sull’idea che le elezioni si vincono con i soldi”.

Quindi Bloxham, un esperta di gestione societaria che cominciò la propria carriera a Wall Street prima di fondare la Corporate Governance Alliance, espone ciò che chiama “le molte ragioni pratiche, da piedi per terra, per cui il Congresso dovrebbe approvare immediatamente” la Glass-Steagall.

Il conservatore Washington Examiner ha ricorso a due sedicenti esperti affinché sparassero alcune sciocchezze su come la Glass-Steagall non possa, non potrà e non dovrebbe funzionare, dovendo tuttavia ammettere che la separazione bancaria, pur essendo rilanciata da attivisti progressisti e candidati democratici per le presidenziali,

“è un’idea che gode del sostegno trasversale agli schieramenti politici. John McCain (repubblicano dell’Arizona) ha firmato la proposta di legge di Warren, mentre in passato la sostennero il repubblicano del Wisconsin Paul Ryan e l’ex presidente del Congresso Newt Gingrich. Il senatore repubblicano Richard Shelby (Alabama), presidente della potente Commissione Bancaria, nel 1999 votò contro l’abolizione della Legge Glass-Steagall”.

Ciò che preoccupa gli oppositori della Legge Glass-Steagall è che a guidare la battaglia in suo favore sono gli attivisti del movimento di LaRouche. Joseph Lawler, infatti, aggiunge sul Washington Examiner che

“i più fanatici sostenitori della legge, tuttavia, sono i seguaci di Lyndon LaRouche, il perenne candidato presidenziale la cui visione politica  difficile da classificare. È stato un organizzatore del LaRouche PAC a interrompere [Hillary] Clinton durante un discorso sull’economia, la scorsa settimana, per sfidarla sulla Legge Glass-Steagall”.