Non potrebbe esserci prova più evidente della decadenza morale di gran parte del cosiddetto “mondo civilizzato occidentale” del sostegno implicito o esplicito allo sterminio dei palestinesi. Quando si eserciterà una pressione sufficiente sul regime di Netanyahu e sulle potenti forze che lo sostengono per porre fine all’assalto? Un primo passo potrebbe essere compiuto in occasione della conferenza speciale sulla soluzione dei due Stati per Israele e Palestina che la Francia e l’Arabia Saudita convocheranno alle Nazioni Unite il 28-29 luglio, in particolare se la Francia riconoscerà finalmente l’esistenza legale della Palestina.
Lo Schiller Institute ha pubblicato una dichiarazione in vista di tale conferenza, che presenta una serie di punti d’azione su ciò che deve essere fatto sia in Palestina che in Israele per porre fine al massacro e consentire l’ingresso immediato di massicci aiuti umanitari a Gaza, ma anche per l’attuazione della ricostruzione e dello sviluppo regionale attraverso l’approccio del “Piano Oasi” (https://schillerinstitute.com/blog/2025/07/21/).
Si levano anche altre voci, in particolare quella del Gruppo di paesi dell’Aia, costituito lo scorso gennaio, che ha tenuto un vertice di due giorni a Bogotà il 15 e 16 luglio, ospitato congiuntamente dal Sudafrica e dalla Colombia. Vi hanno partecipato rappresentanti di 30 paesi, di cui 12 del Sud del mondo, che si sono impegnati ad adottare sei misure per fermare “la campagna di devastazione di Israele in Palestina”.
Sul campo, tuttavia, le uccisioni e la pulizia etnica continuano e si stanno diffondendo sempre più in Cisgiordania. Un nuovo rapporto dell’agenzia di soccorso delle Nazioni Unite UNRWA accusa nuovamente il governo israeliano di “affamare i civili”, tra cui un milione di bambini a Gaza, bloccando le forniture di cibo e medicine vitali nell’enclave assediata. Il capo dei servizi segreti israeliani, David Barnea, sostiene che tre paesi con cui il regime è in trattativa (Etiopia, Indonesia e Libia) hanno accettato di accogliere un gran numero di palestinesi che accettano “volontariamente” di lasciare Gaza.
Il 15 luglio 2025, il New York Times ha pubblicato un articolo del dottor Omer Bartov (foto), docente di studi sull’Olocausto alla Brown University, nel Rhode Island, intitolato “Sono uno studioso di genocidio. Lo riconosco quando lo vedo”. Egli scrive:
“La mia conclusione inevitabile è che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese. Essendo cresciuto in una famiglia sionista, avendo vissuto la prima metà della mia vita in Israele, avendo prestato servizio nell’IDF come soldato e ufficiale e avendo trascorso gran parte della mia carriera a fare ricerche e a scrivere sui crimini di guerra e sull’Olocausto, è stata una conclusione dolorosa da raggiungere, a cui ho resistito il più a lungo possibile. Ma ho insegnato genocidio per un quarto di secolo. Lo riconosco quando lo vedo”.