Al dibattito generale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, iniziato il 23 settembre, la questione dominante è il genocidio in corso perpetrato contro due milioni di palestinesi a Gaza e, sempre più, in Cisgiordania. Nei giorni precedenti l’apertura della sessione, nazioni importanti come Francia, Portogallo, Regno Unito, Canada e Australia si sono unite agli oltre 150 paesi che già riconoscono lo Stato palestinese. Ma devono certamente essere discusse altre iniziative più efficaci e immediate. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, infuriato, ha risposto a questa prospettiva con una risposta agghiacciante: “Non ci sarà”, ha detto. “Non sarà creato uno Stato palestinese a ovest del Giordano”. Il suo governo aveva già dato ordine alle forze di difesa di radere al suolo la città di Gaza, compresi i quasi mezzo milione di residenti che non sono riusciti a fuggire. Qualcuno può ancora credere che questo sia fatto solo per annientare Hamas?
Solo due settimane prima, Israele aveva effettuato un attacco aereo contro obiettivi di Hamas in Qatar, dove si stava negoziando un cessate il fuoco, in totale violazione del diritto internazionale, ma con l’evidente appoggio di Washington e probabilmente anche di Londra. In risposta, l’Arabia Saudita e il Pakistan hanno annunciato il 17 settembre un patto di difesa reciproca, che di fatto estende l’ombrello nucleare del Pakistan sull’Arabia Saudita e probabilmente anche su altre nazioni arabe della regione.
Ciò segna un cambiamento tettonico nella situazione strategica regionale e mondiale. Siamo arrivati al punto in cui un numero crescente di nazioni ritiene che l’unico modo per difendersi da un Israele dotato di armi nucleari, o da altre nazioni governate da pazzi, sia la contro-minaccia di una risposta nucleare.
Si veda, su un altro fronte, come la NATO e diversi paesi europei stiano intensificando la retorica contro la Russia, mentre perseguono un potenziamento degli armamenti e preparano le loro popolazioni alla guerra. Da qui le proposte sconsiderate di istituire una no-fly zone sull’Ucraina, di abbattere i droni e gli aerei russi che violano i confini contesi o di schierare più armi nucleari in Germania e nell’Europa orientale. La costante paura di un attentato terroristico e di una guerra, trasmessa dai media, rende le popolazioni vulnerabili alla manipolazione.
È stata proprio questa dottrina della distruzione reciproca assicurata (MAD), o del puro terrore nucleare, che Lyndon LaRouche ha combattuto con tanta forza e che propose, nel 1982, di sostituire con la sua Iniziativa di Difesa Strategica, progettata per rendere tecnologicamente obsolete le armi nucleari. La sua proposta, in parte ripresa da Reagan, mirava a uno sforzo comune di Stati Uniti e Unione Sovietica per sviluppare lo “scudo” strategico basato sulle tecnologie del laser e dei fasci di particelle. Per il momento, con la crisi finanziaria globale che sta scaraventando il mondo nella guerra e nel caos, le relazioni tra le nazioni stanno precipitando nelle profondità della legge della giungla. Ma la situazione può ancora essere ribaltata, se si coglie l’occasione per attuare l’approccio sviluppato da Lyndon LaRouche, che si basa su una lunga tradizione filosofica che abbraccia tutti i continenti. (Nella foto Lyndon LaRouche).
