Con una mossa altamente provocatoria, il 27 ottobre l’amministrazione Obama ha inviato la U.S.S. Lassen, un incrociatore lanciamissili, in una zona vicina agli isolotti artificiali costruiti dalla Cina su un atollo del Mar Cinese Meridionale. L’area rientra tra quelle che la Cina rivendica entro i suoi confini territoriali, anche se la rivendicazione è stata contestata da altri Paesi della regione.

Il dispiegamento ha provocato uno sbigottimento, poiché si è verificato all’indomani della visita di stato a Washington del Presidente cinese Xi Jinping. Anche se durante la conferenza stampa congiunta il Presidente Obama aveva detto che gli Stati Uniti avrebbero “continuato a navigare, volare ed operare ovunque lo consenta il diritto internazionale”, nessuno pensava che questo principio sarebbe stato collaudato così presto. Finora, Washington ha energicamente sostenuto le rivendicazioni sulle stesse isole avanzate dagli altri Paesi (Filippine, Vietnam, Malesia, Indonesia) contro la Cina, ma il dispiegamento di una nave militare, col pretesto della “libertà di navigazione”, implica un intervento americano diretto nella disputa, che secondo Pechino dovrebbe essere risolta con colloqui tra i Paesi coinvolti.

Lo scopo più ampio di queste azioni è quello di riaffermare il ruolo “tradizionale” degli Stati Uniti nella regione quale principale arbitro nel Pacifico, pur non avendo alcun territorio proprio, a parte l’insignificante isola di Guam, peraltro armata fino ai denti. Il Dipartimento della Difesa ha lasciato trapelare informazioni sul dispiegamento della Lassen per far sì che si risapesse, e non restasse solo un argomento delle discussioni bilaterali tra Stati Uniti e Cina.

La reazione cinese non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore americano Max Baucus, al quale il viceministro Zhang Yesui ha espresso “forti rimostranze”, definendo “provocatorio” il dispiegamento ed esprimendo la “risoluta opposizione” della Cina all’azione. La situazione non è sfuggita di mano grazie al fatto che erano stati stabiliti rapporti diretti tra i militari dei due Paesi. Il 29 ottobre, in una telefonata all’ammiraglio John Richardson, capo delle operazioni navali americane, l’ammiraglio Wu Shengli, capo della Marina cinese, ha ammonito che un incidente potrebbe scatenare una guerra nel Mar Cinese Meridionale.

Vista l’arroganza del potere dimostrata dalla Casa Bianca di Obama, tuttavia, è improbabile che simili provocazioni si fermino qui, fino a quando non verrà imposto un cambiamento dall’esterno.