Liu Jian, co-fondatrice della ICHI Foundation di Pechino, ha spiegato come la Cina ha sconfitto il virus in un articolo esclusivo per il Belt and Road Institute Svezia (BRIX) qui pubblicato: https://www.brixsweden.org/guest-commentary-how-and-why-china-coped-with-the-corona-outbreak/?lang=en
Quando è scoppiata l’epidemia a Wuhan, sono stati sospesi il 70% dei quattro miliardi di viaggi che si compiono solitamente nel periodo di capodanno. “Il governo ha rapidamente organizzato le forze per costruire due ospedali per malattie infettive in circa dieci giorni e ben presto sono state costruite decine di ospedali temporanei”.
“Un aereo dopo l’altro hanno portato a Wuhan oltre 40 mila operatori sanitari da tutto il Paese […] Aziende di ogni tipo si sono rapidamente mobilitate per espandere la produzione di attrezzature e materiali di prevenzione lavorando ventiquattr’ore al giorno. Le imprese di logistica si sono mosse per assicurare che il materiale prodotto venisse speditamente trasportato in prima linea. Anche le forze armate hanno dispiegato aerei, veicoli e personale per aiutare nel lavoro di sostegno materiale”.
“A Wuhan, accanto alle forze dell’ordine, numerosi dipendenti pubblici e volontari hanno partecipato all’opera di prevenzione. Quando la città ha premuto il pulsante d’arresto, essi hanno fatto del loro meglio per assicurare che ogni nucleo familiare in isolamento fosse rifornito in tempo di cibo e altri beni di prima necessità. Stiamo parlando di una città di undici milioni di abitanti, potete immaginarvi la scena […]”.
“Con l’impegno di tutti, i risultati hanno cominciato a vedersi; sempre più pazienti guarivano e venivano dimessi dall’ospedale mentre venivano registrati sempre meno casi. Finalmente, dopo oltre 50 giorni di lotta, non si è registrato alcun nuovo caso nel Paese […]”.
“Dietro tutto questo sono profonde radici culturali. Vi sono diversi concetti di base che, nel contesto cinese, hanno un significato completamente diverso. Prima di tutto, in cinese la parola ‘Paese’ (国家) è composta di due parole, ‘paese’ (国) e ‘casa’ (家), il che significa che il ‘paese’ è la ‘casa’ di tutto il popolo, tutti membri della stessa grande famiglia. Solo assicurando la salvezza della grande famiglia si può sperare nella salvezza delle piccole famiglie. Questo è un concetto profondamente radicato nei geni di ogni cinese. Gli interessi nazionali sono superiori a quelli individuali. Infatti, c’è un’altra parola nella cultura cinese: ‘una famiglia nel mondo’, che significa che l’intero mondo è in realtà una grande famiglia. Perciò per i cinesi dobbiamo tutti fornire aiuto a Paesi afflitti gravemente dall’epidemia, come Iran, Italia e Spagna”.
“In secondo luogo, il Partito Comunista Cinese non è un partito nel senso occidentale. Non è un partito che lotta per gli interessi del gruppo, ma una squadra di esperti usciti da una rigida selezione e gareggiano a guidare il Paese e servire tutto il popolo. Cento anni fa crollò tutto in Cina. Dall’Occidente vennero in molti con piani di salvataggio. Introdussero il concetto di partito e lo crearono fisicamente. Tuttavia, sin dai tempi antichi, la parola ‘partito’ ha sempre avuto un significato negativo nel contesto cinese. Essa rappresenta l’interesse di piccoli gruppi e veniva disprezzata dal Confucianesimo. Attualmente, il ‘partito’ rappresenta generalmente il partito comunista. Però vorrei dire che il concetto di ‘partito’ è solo un abito cucito secondo il modello occidentale indossato dall’istituzione che governa il Paese, guidata dal confucianesimo. Perciò, la gente in Occidente sbaglia se pensa che in Cina ci sia la dittatura del partito unico”.