Il 9 febbraio c’è stato il primo dibattito televisivo tra il cancelliere uscente Olaf Scholz (socialdemocratico) e il principale sfidante Friedrich Merz (democristiano, foto), caratterizzato dalla scandalosa assenza di qualsiasi riferimento al fatto che il mondo sta cambiando politicamente ed economicamente. Scholz e Merz possono essere in disaccordo su questo o quell’aspetto particolare, ma concordano sul presupposto fuorviante che il mondo sarà plasmato dalla geopolitica e dall’economia di libero mercato. Essi ritengono che la Russia sarà la principale minaccia per l’Europa e la Germania, per cui sono necessari programmi di riarmo sostanziali, indipendentemente dal fatto che i leader di Russia e Stati Uniti raggiungano un accordo sull’Ucraina. Non hanno la minima idea del contributo costruttivo che la Germania, dopo tutto una nazione industriale leader nell’esportazione, può dare al nuovo sistema economico mondiale.
Detto ciò, il principale disaccordo tra i due è stato sull’entità dell’aumento del bilancio della difesa. Per Scholz, è sufficiente che venga portato al due per cento del PIL. Merz vuole il tre per cento. Entrambe le cifre sono difficilmente raggiungibili: un 2% significherebbe quasi raddoppiare le spese attuali (52 miliardi di euro), mentre il 3% le triplicherebbe portando il bilancio della difesa a un quarto dell’intero bilancio federale! E mentre Merz sostiene che può finanziare tutto ciò con la crescita economica (in una fase di recessione!), Scholz vorrebbe togliere il tetto al debito inserito nella Costituzione, in linea con la nuova linea proveniente da Bruxelles.
Pertanto, se – come generalmente previsto – Merz vincerà le elezioni del 23 febbraio, la politica di un nuovo governo da lui guidato non differirà nella sostanza da quella del Cancelliere uscente Scholz, ma sarà peggiore in politica estera.
Il tema delle forniture di energia affidabili e convenienti, che non possono fare a meno di una ripresa delle importazioni di gas dalla Russia, possibilmente riparando il gasdotto Nord Stream, è mancato nel dibattito. Scholz e Merz non hanno detto una sola parola su questo gasdotto che la Russia è disposta a utilizzare per pompare nuovamente il gas in Germania e in Europa. Anche la seconda condizione cruciale per preservare il ruolo della Germania come nazione industriale di punta, il ritorno all’energia nucleare, non è stata menzionata, il che non è di buon auspicio per il Paese.
In realtà, è già cominciata la trasformazione di parti dell’industria civile in difficoltà in produttori di armi, con una storica fabbrica di materiale rotabile che inizierà a costruire carri armati nell’ambito di un accordo tra il gruppo franco-tedesco KNDS e il produttore ferroviario francese Alstom. KNDS completerà l’acquisizione della fabbrica di carrozze ferroviarie di Alstom nella città tedesca orientale di Görlitz, in Sassonia, entro il 2027.
Dopo la riconversione degli impianti, dal 2027 la fabbrica produrrà parti per il carro armato principale di Rheinmetall, il Leopard 2, il veicolo da combattimento di fanteria Puma e il veicolo da combattimento corazzato Boxer. KNDS ha promesso di mantenere la maggior parte dei 700 posti di lavoro a Görlitz.
Anche i produttori militari hanno iniziato ad assumere sistematicamente forza lavoro dall’industria automobilistica in crisi: ad esempio, lo specialista di radar e sensori Hensoldt di Wetzlar vuole assumere fino a 200 dipendenti dei fornitori automobilistici Continental e Robert Bosch, che stanno soffrendo per la perdita di ordinazioni. Rheinmetall ha appena offerto a cento dipendenti dello stabilimento Continental (freni) di Gifhorn, in perdita, la possibilità di trasferirsi in una fabbrica di munizioni. Ma questo è solo l’inizio: altri posti di lavoro saranno creati nell’industria degli armamenti. Molto probabilmente si tratta di quella che Merz ha annunciato come la “crescita economica” che il suo governo vorrebbe innescare.