Dopo il primo incontro ad alto livello tra funzionari americani e russi in Arabia Saudita, il 18 febbraio, e la telefonata di appena un mese dopo tra i presidenti Trump e Putin, le delegazioni tecniche di USA e Russia si sono incontrate per diverse ore a porte chiuse il 24 marzo a Riad. Come previsto, non sono state rilasciate dichiarazioni pubbliche ufficiali al termine dell’incontro. Proprio come nelle discussioni del giorno prima tra la delegazione statunitense e quella ucraina, i partecipanti hanno esaminato diverse questioni complesse che devono essere risolte per raggiungere un cessate il fuoco e la fine del conflitto.
Il significato delle discussioni in corso, tuttavia, non va ricercato nei dettagli. Questi colloqui non sono altro che parte della nuova dinamica che ha preso la scena strategica e che ha portato il mondo fuori dalla traiettoria verso la guerra nucleare spinta dalla NATO e dall’amministrazione Biden. La svolta introdotta da Donald Trump coinvolge tutti gli aspetti delle relazioni tra Stati Uniti e Russia, non solo la guerra in Ucraina, e riguarderà tutti i Paesi, che lo vogliano o meno.
Le prospettive sono certamente più promettenti di prima, ma ci sono anche molti tentativi di sabotaggio, provenienti non solo dal “partito della guerra” all’interno degli Stati Uniti, ma anche dall’Europa. Il primo ministro britannico Keir Starmer, che evidentemente sogna di ricostruire l’impero britannico, prosegue nel tentativo di creare una “coalizione dei volenterosi” europei per continuare lo sforzo bellico in Ucraina e minaccia di affrontare la Russia con l’arsenale nucleare della Gran Bretagna. Una proposta che gli specialisti militari tra i suoi stessi compatrioti definiscono pura “postura” e “teatro politico”.
L’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, è invece fiducioso che siano stati compiuti progressi reali nei colloqui con la Russia e l’Ucraina. In un’intervista a Tucker Carlson, ha anche respinto come “assurda” l’affermazione che i russi vogliano “marciare attraverso l’Europa”, se non verranno fermati ora. Witkoff, che ha incontrato personalmente Putin a Mosca il 13 marzo scorso, ha suscitato un vero e proprio putiferio suggerendo che i referendum nelle quattro regioni dell’Ucraina che hanno votato per l’adesione alla Russia fossero legittimi.
Un consiglio lucido a tutti coloro che seguono da vicino la situazione è stato dato da Fyodor Lukyanov, capo del Consiglio per la politica estera e di difesa della Russia. Pur rallegrandosi dell’apertura di “un’era di nuova diplomazia”, in un articolo del 18 marzo ha ammonito che “bisogna evitare due estremi: uno è l’illusione che tutto si risolva in modo rapido e indolore, l’altro è la cinica convinzione che qualsiasi accordo sia fondamentalmente irraggiungibile”.
Le reazioni dei Paesi del Sud globale alla nuova dinamica che essi stessi hanno contribuito a creare sono state estremamente positive. Il 20 marzo, gli “Amici della Pace”, un gruppo di 17 Paesi formatosi l’anno scorso su iniziativa di Brasile e Cina, hanno tenuto una riunione “di grande successo” alle Nazioni Unite per contribuire a portare avanti i negoziati in corso. Essi esortano “tutte le parti e gli interessati a cogliere questa opportunità e ad impegnarsi in modo costruttivo nei negoziati di pace”.
