Prevedibilmente, la propaganda occidentale sta trasformando una sconfitta in una vittoria. L’accettazione da parte di Volodymyr Zelensky di negoziati con la Russia – quegli stessi negoziati che aveva proibito per legge – viene presentata come una svolta resa possibile dal successo degli ultimatum occidentali alla Russia. “Putin ha perso la guerra”, ripetono come pappagalli le testate giornalistiche e i politici, incuranti della realtà militare sul campo che dimostra esattamente il contrario. Ma gli osservatori più attenti capiscono che, nonostante la propaganda, il partito della guerra, in particolare la cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, è costretto ad adattarsi a una svolta dalla quale è stato totalmente escluso.
Così, mentre finora la condizione non negoziabile era “la Russia deve ritirarsi dal territorio occupato”, le dichiarazioni rilasciate dai quattro marmittoni (Macron, Starmer, Merz e Tusk) più uno (Zelensky) hanno improvvisamente spostato i paletti: “Chiediamo alla Russia di smettere di ostacolare gli sforzi per garantire una pace duratura”, si legge nella dichiarazione congiunta del 10 maggio.
Si chiede inoltre alla Russia un cessate il fuoco immediato e si minaccia di imporre sanzioni (alla fine l’UE ha emesso il pacchetto di sanzioni n. 17, che si rivelerà inutile come gli altri 16), sapendo bene che per la Russia il cessate il fuoco è un obiettivo da raggiungere nel corso dei negoziati e non una precondizione per avviarli.
I Quattro più Uno si sono incontrati di nuovo a Tirana, a margine della riunione della Comunità politica europea, e hanno chiamato Donald Trump con uno smartphone nel tentativo di vendergli la loro merce. La foto delle loro cinque facce truci durante la telefonata parla più di quanto non facciano le dichiarazioni ufficiali. Esclusi dai negoziati di Istanbul, gli europei stanno cercando di influenzarli con consigli e avvertimenti non richiesti.
I quattro europei sono stati persino umiliati dal rifiuto di Giorgia Meloni di unirsi a loro a Tirana. Una Meloni piuttosto seccata ha dichiarato ai giornalisti che l’Italia non ha intenzione di inviare truppe in Ucraina, motivo per cui non ha partecipato all’incontro dei “volenterosi”. La sua dichiarazione ha suscitato la reazione stizzita di Emmanuel Macron, che l’ha definita “falsa”. Di fatto, la Meloni sta assumendo una posizione sempre più favorevole a Trump, forte dell’avallo ufficiale del ruolo di mediatrice nelle relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea, conferitole dal vicepresidente JD Vance e dal segretario di Stato Marco Rubio il 18 maggio durante la loro visita a Roma.
Un’altra grande crepa nell’Unione Europea è emersa quando il quotidiano tedesco Die Welt ha fatto trapelare che l’SPD, aveva chiesto e ottenuto che l’Italia fosse esclusa dalla lista dei “partner strategici” contenuta nell’accordo di coalizione. La Meloni ha chiesto e ottenuto una rettifica da parte del Cancelliere Merz, che ha anche incontrato a Roma il 18 maggio.
Nonostante la crescente sconfitta e l’isolamento, i leader dell’UE non intendono rinunciare all’agenda anti-russa e anti-Trump dettata da Londra e dai loro alleati negli Stati Uniti. Alla luce dell’attuale minaccia alla vita del Presidente, ciò solleva il dubbio che tale ostinata linea politica rifletta la loro fiducia in una fine prematura della presidenza Trump.