Mercoledì 12 novembre, il presidente della Federal Reserve di New York ha incontrato i leader delle banche di Wall Street per discutere dell’utilizzo nel prossimo periodo della Standing Repo Facility (SRF) della Fed, al fine di mantenere il funzionamento del sistema finanziario. “Il presidente [John C.] Williams (foto) ha convocato le principali controparti commerciali della Fed di New York (i cosiddetti primary dealer) per continuare il dialogo sullo scopo dello strumento dei pronti contro termine permanente come mezzo di attuazione della politica monetaria”, ha riferito l’agenzia Reuters (https://www.reuters.com/sustainability/boards-policy-regulation/new-york-fed-met-with-banks-over-key-lending-facility-ft-reports-2025-11-15/).
L’SRF consente alle banche di vendere alla Fed varie obbligazioni e titoli in loro possesso, creando così un effetto di liquidità nei loro libri contabili. In altre parole, un’iniezione di liquidità per mantenere tranquilli i mercati.
La Fed si sta quindi preparando agli shock finanziari del prossimo periodo e alla necessità per le banche di avere accesso a liquidità di emergenza. La Reuters cita l’aumento dei tassi del mercato monetario e del tasso dei fondi federali come ragioni dell’aumento previsto dei prestiti. Ciò che non viene detto è che all’origine di tali “turbolenze” di mercato c’è il crollo in corso della bolla dell’intelligenza artificiale, che potrebbe assumere dimensioni da panico il 19 novembre, quando il gigante dell’IA Nvidia pubblicherà le cifre degli utili. Prevedendo un resoconto negativo, gli hedge fund, tra cui Macro di Peter Thiel, hanno venduto o assunto posizioni corte sui titoli Nvidia. Un rapporto negativo potrebbe innescare una vendita da panico di tutti i titoli legati all’intelligenza artificiale, che rappresentano un terzo dell’indice S&P 500. Nvidia da sola rappresenta un quarto di tale quota.
La capitalizzazione totale dell’S&P è di 57-58 trilioni, con una crescita del 32% nell’ultimo anno e mezzo. Nello stesso periodo, il PIL nominale degli Stati Uniti è cresciuto del 3-4%. Il semplice aumento dell’indice S&P è pari alla metà del PIL totale ed è stato trainato dalla bolla dell’intelligenza artificiale. La quota delle aziende di intelligenza artificiale, compresi i giganti tecnologici che costruiscono l’infrastruttura di IA e le grandi imprese che la integrano nelle loro attività principali, è enorme: circa 19 trilioni (30%). Il valore della sola Nvidia supera ora il 16% del PIL statunitense: 5 trilioni.
Le aziende di IA hanno riservato, acquistato e rivenduto gigawatt di energia elettrica aggiuntiva per i futuri data center, energia che non esiste e non esisterà per almeno un decennio o più. I data center esistenti consumano quantità inimmaginabili di elettricità, fornita da centrali elettriche e reti di distribuzione che già faticano a soddisfare la normale domanda.
Il tempo necessario per autorizzare, progettare, costruire, installare e mettere in funzione una centrale nucleare non è attualmente inferiore a dieci anni. Anche con un programma accelerato, si potrebbe ridurre a 5 anni, tanto quanto occorre per costruire e mettere in funzione una centrale a carbone o a gas.
Un violento crollo dei titoli azionari dell’IA genererà inevitabilmente margin call (richieste di rientro da parte dei creditori) e costringerà i fondi e le aziende a cercare liquidità per chiudere le posizioni. Il panico potrebbe diffondersi all’intero sistema finanziario, in una ripetizione della crisi del 2008. È a questo che si sta preparando la Federal Reserve, prevedendo che i tassi sul mercato dei pronti contro termine overnight saliranno alle stelle. È quanto è successo il 31 ottobre, spingendo la Fed e il Tesoro a iniettare 50 miliardi di dollari sul mercato, la più grande operazione di immissione di liquidità dal 2019. La Fed si sta ora preparando a lanciare nuovamente denaro dall’elicottero, oltre a riprendere il “Quantitative Easing” (QE) il prossimo 1° dicembre, quando ricomincerà ad acquistare titoli. Le banche e le aziende potranno scaricare i loro titoli spazzatura sul bilancio della Fed, che offrirà in cambio titoli del Tesoro. La Fed stamperà denaro per acquistare tali titoli del Tesoro.
Considerando la “bolla omnibus” del sistema finanziario, le cui dimensioni si stimano in 2 quadrilioni di dollari, il potenziale iperinflazionistico di un altro salvataggio del sistema è più elevato rispetto al 2008.