Gran parte dei media americani si sta congratulando con Joe Biden per come la sua amministrazione starebbe riportando il paese alla “normalità”, dopo il “dramma” degli anni di Donald Trump. Ma il bombardamento della Siria orientale da parte degli Stati Uniti il 26 febbraio è un segnale inquietante del fatto che “la normalità” possa significare il ritorno alle guerre ed alla mentalità unilaterale delle amministrazioni G.W. Bush e Obama, con i corrispondenti pericoli di escalation.
L’amministrazione Biden sostiene che gli Stati Uniti avrebbero risposto all’attacco, compiuto da “milizie sostenute dall’Iran” contro una base statunitense in Iraq, colpendo una base usata da milizie sostenute dall’Iran in Siria. Ma perché colpire una base in Siria, che è una nazione sovrana, dove le truppe statunitensi continuano ad essere presenti illegalmente? Come ha spiegato il portavoce del Pentagono John Kirby (foto), l’attacco aveva lo scopo di “inviare un segnale all’Iran”, lanciando una “risposta militare proporzionata… che mira a ‘de-escalare’ la situazione generale sia nella Siria orientale che in Iraq”. Un bombardamento fatto per la “de-escalation” di una situazione?
Inoltre l’amministrazione Biden non ha chiesto l’approvazione del Congresso, come prevede la legge degli Stati Uniti, nessuna mozione è stata presentata preventivamente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Russia, che è impegnata nel mantenimento della pace in Siria, è stata avvisata dell’attacco solo due ore prima che avvenisse, quando gli aerei erano già in volo.
Che i funzionari statunitensi siano consapevoli dei problemi legali è ben noto e la loro ipocrisia è diventata oggetto di commenti su Twitter quasi immediatamente. Jen Psaki, che è attualmente la portavoce di Biden, nell’aprile 2017, a seguito dei bombardamenti ordinati da Trump per rappresaglia al presunto uso siriano di armi chimiche, aveva twittato: “Qual è l’autorità legale per questi attacchi?”, aggiungendo che “la Siria è un paese sovrano”. Un anno dopo, il 14 aprile 2018, dopo un altro attacco alla Siria ordinato da Trump, l’allora senatrice Kamala Harris aveva twittato: “Sono molto preoccupata per la logica legale degli attacchi di ieri sera.” La Harris è ora vicepresidente, ma dov’è la sua preoccupazione per la legalità dei recenti attacchi?
Questo attacco si è verificato in un momento di crescenti tensioni in tutta la regione, con al centro l’Iran. Biden si muoverà per ripristinare il JPCOA, o Teheran andrà avanti con il suo programma nucleare? Il primo ministro israeliano Netanyahu avverte che è pronto a colpire l’Iran se Teheran procede col programma nucleare, mentre continua a lanciare attacchi missilistici su obiettivi “iraniani” in Siria. Le sanzioni emesse dall’ex Segretario di Stato Pompeo contro il governo di Assad hanno creato una grave crisi alimentare, nell’ambito di una strategia di cambio di regime condivisa in precedenza da Antony Blinken, attuale Segretario di Stato. Inoltre, nel vicino Yemen, milioni di persone rischiano di morire di fame.
Questa miscela incendiaria rende più urgente che mai un vertice di emergenza dei P5, proposto sia dal presidente Putin che da Helga Zepp-LaRouche nel gennaio 2020. Mentre il compito urgente è quello di tracciare una strategia per evitare la guerra, tale strategia deve essere sostenuta da un piano a lungo termine per lo sviluppo economico della regione, come proposto nel rapporto speciale dello Schiller Institute dal titolo “Extending the New Silk Road to West Asia and Africa” (https://schillerinstitute.com/extending-new-silk-road-west-asia-africa/)