Le elezioni regionali sono terminate, la COP21 è passata, ma restano le sfide. Ciò che i francesi hanno voluto manifestare è assai semplice. C’è una crisi nel mondo e si sente: vorrebbero la chiave per uscirne. V’è una frammentazione della Francia, una crescente durezza della vita quotidiana ed essi non vogliono più le stesse facce e gli stessi programmi sugli schermi televisivi.

Si è parlato molto del voto a favore del Front National (FN). Anche qui, tuttavia, le cose sono semplici. Questo partito si muove su un terreno che gli altri gli hanno lasciato, con un comportamento che è la principale causa del suo relativo successo. Il nostro sistema politico, chiuso ed elitario, riproduce rappresentanti a partire dagli apparati politici tradizionali, promovendo nuovi eletti reclutati tra i collaboratori dei vecchi eletti. Il FN, al contrario, ha permesso l’accesso ai posti elettivi di persone delle classi medie e popolari […] La paura dovuta al terrorismo, il rifiuto di un’Europa che sfrutta ed esclude, e il bisogno di autorità e di identità hanno fatto il resto. Coloro che votavano ieri per la sinistra si vedono oggi esposti al miscuglio poco invitante della “semplificazione delle legge sul lavoro”, dell’imposizione di ristrettezze sull’indennità di fine rapporto, del lavoro domenicale, del patto di stabilità, della moltiplicazione dei contratti a tempo determinato, dello stato d’urgenza, del fallimento della nazionalità, dell’equità sostituita all’uguaglianza per impedire il rinnovamento della vita politica e dell’allineamento sulla dottrina del liberalismo finanziario. François Hollande, ricevendo Alastair John Campbell, l’ex guru per la comunicazione di Tony Blair, illustra questa bassa cucina. In questo quadro, si capisce perché gli elettori cerchino altro.

Sfortunatamente, questo “altro” è un partito che carezza le emozioni e la rabbia di coloro che lo votano, ma non serve affatto i loro interessi. Sin dalla sua fondazione, fa dello straniero il capro espiatorio e non ha mai abbandonato questa ricetta, senza fornire soluzioni ai problemi reali. Jean-Marie Le Pene era liberale, sua figlia Marine dice di apprezzare l’economia dirigista e Marion, la nipote, ritorna alla salsa delle origini. Sull’euro, per esempio, il FN era contrario, ma non appena scoperto che ciò non piaceva all’opinione pubblica, si è affrettato a moderare i toni. Poiché la scelta di famiglia è quella di risparmiare gli attacchi alla finanza, cercando di compiacerla.

In questo modo viene combinato e portato avanti sia una sorta di poli-matrimonio tra i partiti di potere, sempre alle prese con la propria politica autodistruttiva (il connubio tra i Repubblicani di Sarkozy ed il Partito Socialista), sia un matrimonio a due tra il cattolicesimo liberale di Marion e la destra, ugualmente liberale e sottomessa al mondo del denaro. Due forme disastrose dal rinnovamento di pura facciata, in un mondo diretto verso il caos economico e la guerra.

Bisogna partire da queste osservazioni, per far comprendere ai francesi sofferenti ciò che sta accadendo: l’involuzione dei sindacati, la trappola del regime sociale per i lavoratori indipendenti, le pensioni da miseria previste per gli agricoltori, lo strangolamento finanziario dei comuni… [tutto] ciò è dovuto alla sottomissione sia della destra sia della sinistra alla globalizzazione finanziaria distruttrice, della quale la burocrazia e il sistema dei gruppi di pressione (lobby) in seno all’UE sono diventati la cinghia di trasmissione. La conferenza sul clima COP21 risulterà alla fine soltanto un’arma di distruzione reciproca assicurata, per non aver avuto il coraggio di prendere il toro dell’ingiustizia per le corna.

Che cosa possiamo dunque offrire ai francesi? Una vera politica di resistenza contro il mondo del denaro, un ritorno alla nostra sovranità monetaria, la restituzione al popolo di una politica di credito produttivo per potenziare l’attività umana e migliorare la natura in cui vivere.
La semplice “deradicalizzazione” pensata per imporre l’integrazione in questo ordine dominante, ma rifiutato dai “radicalizzati”, non porta da nessuna parte. La rabbia “nazionalista” e l’islamismo immorale sono il frutto del caos contemporaneo.

Forti di un progetto di rifondazione, noi possiamo fungere, invece, da catalizzatore di un mondo più giusto e in cui abbia più spazio la creatività umana, di quel mondo che i francesi in realtà attendono.

Editoriale di Jacques Cheminade, Presidente di Solidarité et Progrès (vedi)