Il 30 maggio, dopo un dibattito molto lungo e acceso nel Paese, il Parlamento francese ha votato con 305 voti a favore e 199 contrari una legge che legalizza il suicidio assistito per i cittadini di età superiore ai 18 anni che soffrono di dolori “costanti, fisici o psichici”. Anche se alcuni parlamentari avevano chiesto di includere l’eutanasia per i minori e le persone con problemi di salute mentale, tale disposizione è stata esclusa dalla versione approvata. Il disegno di legge passa ora al Senato, che probabilmente inizierà a esaminarlo a settembre, dopo la pausa estiva.
In base alla legge approvata dall’Assemblea nazionale, una volta che il paziente comunica al proprio medico la volontà di porre fine alla vita, il medico ha solo quindici giorni di tempo per riunire un gruppo di “esperti socio-professionali” che esaminino il caso e redigano una prescrizione che dia al paziente accesso a una sostanza letale che il suo farmacista è tenuto per legge a fornirgli. Qualsiasi ostacolo all’accesso alla morte assistita, anche attraverso la dissuasione, potrebbe essere punibile con due anni di reclusione e una multa di 30.000 euro.
Solidarité et Progrès e molte altre voci critiche nei confronti della nuova legge sottolineano che in Francia un paziente deve solitamente attendere diverse settimane e spesso anche diversi mesi per ottenere un appuntamento con uno specialista. In quest’ottica, imporre un termine di quindici giorni dal momento della richiesta alla potenziale morte può essere visto come un incentivo al suicidio per chi soffre di forti dolori o disturbi mentali, piuttosto che un incoraggiamento a cercare altre soluzioni, inevitabilmente più costose.
E la considerazione finanziaria è un fattore chiave, soprattutto per i legislatori che subiscono enormi pressioni per ridurre il deficit di bilancio in tutti i settori. Come sappiamo, aiutare le persone a morire “di propria volontà” è stato troppo spesso un pretesto “misericordioso” per sbarazzarsi di quelle che i nazisti chiamavano “bocche inutili da sfamare”.
Abbiamo chiesto a Jacques Cheminade (foto), presidente di S&P e ben noto ai nostri lettori, la sua opinione sul progetto di legge. La risposta è stata pungente, ma molto azzeccata: “Il disegno di legge pretende di creare le condizioni per morire con dignità. In un mondo che ci sta portando a una guerra di tutti contro tutti, la vera sfida che qualsiasi leader politico deve affrontare è, al contrario, quella di garantire alle persone il diritto e i mezzi per vivere con dignità. Pertanto, il dibattito attuale è viziato nel suo stesso principio e riflette l’adesione alla prevalente cultura della morte”.