La visita del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella in Cina, dal 7 al 12 novembre, ha segnato un allontanamento dalla politica anti-cinese dell’UE. Ha avuto luogo dopo le elezioni americane, senza dubbio nell’aspettativa che le relazioni tra Italia e Stati Uniti sarebbero state diverse nell’era di Trump 2.0. È sotto la prima amministrazione Trump, infatti, che Washington non interferì nella decisione dell’Italia di aderire alla Belt and Road Initiative (BRI), con il relativo Memorandum firmato dallo stesso Mattarella durante la visita di Xi Jinping in Italia nel 2019. Successivamente, l’amministrazione Biden ha fatto pressione sul governo Meloni affinché uscisse dal protocollo d’intesa, cosa che Roma ha fatto lo scorso dicembre con grande disappunto del partner cinese.
Nel tentativo di ricucire i danni nelle relazioni bilaterali, ma anche motivato da una genuina preoccupazione di evitare quella che ha definito la creazione di “blocchi contrapposti”, Mattarella ha impegnato il presidente cinese Xi Jinping in un “dialogo delle culture”, nel contesto delle celebrazioni per il 700° anniversario della morte di Marco Polo.
Poco prima di incontrare Xi l’8 novembre, Mattarella aveva detto che nel mondo sono in atto “grandi cambiamenti, intensi, profondi e veloci” e che per affrontarli sarebbe necessario un clima di concordia. Purtroppo, oggi non c’è questo clima nel mondo e anche per questo è “importante che ci siano relazioni bilaterali”. Incontrando Xi nella Grande Sala del Popolo a Pechino, ha aggiunto che “abbiamo grande considerazione e fiducia nella grande cooperazione con la Cina”.
Mattarella ha detto a Xi: “Conoscete, vivendolo ogni giorno, il ruolo fondamentale del dialogo interculturale, alla base di una sempre più profonda conoscenza reciproca, per creare rapporti solidi e duraturi non soltanto tra gli Stati, ma anche, e soprattutto, tra i popoli. La cultura accresce la dignità delle persone.”. Il dialogo “ci spinge a evadere tentazioni di ritorni anacronistici a un mondo di blocchi contrapposti”.
In una critica implicita alla geopolitica dell’Unione Europea, Mattarella ha affermato che l’unità tra un insieme di Paesi non deve essere unità contro gli altri: “Gli italiani, membri fondatori dell’Unione Europea, sono sostenitori dell’importanza dei fenomeni aggregativi tra Paesi che condividono interessi o sensibilità. Ma non contrapposte ad altri.” Questo “è il senso del multilateralismo”, ha aggiunto.
“Matteo Ricci, che con Marco Polo rappresenta una figura simbolica della profondità dei rapporti tra Cina e Italia, nel ‘De Amicitia’ scriveva che ‘l’amicizia è più utile al mondo che non le ricchezze’. E l’amicizia si nutre di conoscenza reciproca, di ascolto, di dialogo, di comprensione: cioè, di cultura.’”.
In segno di amicizia, la delegazione italiana ha portato decine di reperti archeologici cinesi trafugati in passato, mentre Xi Jinping ha donato a Mattarella un campione di suolo lunare raccolto dalla sonda cinese Chang’e-5, “a dimostrazione della cooperazione aerospaziale tra i due Paesi”.
All’inizio della visita di Mattarella, fonti diplomatiche avevano detto ad Aska News che Mattarella voleva “approfondire l’idea cinese di costruire un nuovo ordine mondiale che non sia più dominato dall’oligopolio occidentale, attraverso i BRICS e il maggior coinvolgimento di quella galassia di Paesi che viene chiamata ‘global south’”. Speriamo che si sia fatto un’idea veritiera e che, sebbene i poteri del Presidente della Repubblica siano poco più che rappresentativi, possa usare proficuamente la sua moral suasion per contribuire a cambiare la politica italiana ed europea.