Il vertice dei BRICS di quest’anno si è svolto “nel contesto globale più avverso” mai visto, come ha affermato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva nell’aprire la manifestazione tenutosi il 6 e 7 luglio a Rio de Janeiro. Aggiungendo: “Il diritto internazionale è diventato lettera morta, insieme alla risoluzione pacifica delle controversie”. Ed è proprio questa realtà che rende l’intervento dei BRICS ancora più decisivo, ma anche complesso. Sebbene non siano stati fatti annunci ufficiali spettacolari, è stata confermata la dinamica generale tra i dieci paesi membri e i nove paesi associati, che parlano a nome del Sud del mondo, di non accettare più il fallito “ordine basato sulle regole” occidentale.
La decisione della NATO di destinare il 5% del PIL alla spesa militare, invece che ai programmi di sviluppo, ha affermato, dimostra che, secondo il paradigma prevalente nei paesi della NATO, “è sempre più facile investire nella guerra che nella pace”. Di conseguenza, “la paura di una catastrofe nucleare è tornata nella vita quotidiana”, mentre sembrano ripetersi interventi militari fallimentari come quelli in Afghanistan, Iraq, Libia e Siria. È dal terreno fertile creato da tali crisi irrisolte che cresce il terrorismo, non da alcuna religione o nazionalità, ha sostenuto il presidente brasiliano. Sebbene il terrorismo debba essere respinto, ha affermato, “non possiamo rimanere indifferenti al genocidio praticato da Israele a Gaza, all’uccisione indiscriminata di civili innocenti e all’uso della fame come arma di guerra”.
Pertanto, i BRICS, che ha definito “gli eredi del Movimento dei Paesi Non Allineati”, hanno un ruolo speciale, ha affermato: “Se la governance internazionale non riflette la nuova realtà multipolare del XXI secolo, spetta ai BRICS contribuire al suo aggiornamento. La loro rappresentatività e diversità li rendono una forza in grado di promuovere la pace e prevenire e mediare i conflitti”.
Uno dei temi principali di discussione durante i due giorni dei lavori e durante la riunione annuale della Nuova Banca di Sviluppo del 5 luglio è stata la riforma del sistema finanziario volta a rendere il credito accessibile ai Paesi in via di sviluppo senza le condizioni impossibili imposte oggi dalle istituzioni internazionali.
Il comunicato finale pubblicato il 6 luglio dai dieci membri a pieno titolo dei BRICS chiarisce che non c’è ancora un consenso su come e se creare i nuovi meccanismi di credito necessari per sostenere gli enormi progetti di sviluppo richiesti nel Sud del mondo. Le numerose discussioni “informali” tra i leader che hanno avuto luogo a Rio sono state certamente più fruttuose in tal senso rispetto a quanto appare nel comunicato. Tale cautela riflette l’enorme pressione politica e finanziaria esercitata sui Paesi membri dall’impero finanziario anglo-americano. Donald Trump lo ha chiarito molto bene, con il suo solito tono schietto, minacciando il 6 luglio di imporre “un dazio aggiuntivo del 10%” a qualsiasi paese “allineato” con i BRICS e con quelle che lui definisce le loro politiche antiamericane.
Inoltre, nessuno dei partecipanti era ignaro del fatto che il bombardamento senza precedenti e “non provocato” dell’Iran da parte degli Stati Uniti il 22 luglio aveva anche lo scopo di inviare un messaggio a tutti gli altri Paesi che lo stesso trattamento avrebbe potuto essere riservato anche a loro. Dopo tutto, l’Iran è membro a pieno titolo dei BRICS dal gennaio 2024 e ha difeso con fermezza il suo diritto allo sviluppo economico, compreso l’uso dell’energia nucleare.
Con l’annuncio del nuovo accordo tra Cina e Brasile alla conclusione del vertice, secondo cui finalmente verrà costruito il tanto atteso Corridoio Bioceanico lungo 5.000 km che collegherà il porto brasiliano di Ilhéus sulla costa atlantica al nuovo porto peruviano di Chancay sul Pacifico, il divario tra le due visioni del mondo apparirà più grande del Grand Canyon a tutti gli esseri senzienti del pianeta.